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GUIDA

PER VICENZA

OSSIA.

MEMORIE STORIGO-CRITlGO-DESCRITTiyÉ

DI QUESTA REGIA CITTÀ

E DELIE PKiNCIPAlI SUE OPERE DI BELLE ARTI ESTESE

DA GIOVAN-BATTISTA BERTI

ARCHITETTO VICENTINO.

VENEZIA

FEll FRANCESCO ANDREOLA EDIT, M.DCCC, XXII.

Avendosi obbedito alle leggi sulla "stampa, la presente edizione ne riclama il proteggimento.

VITTORIA BERTI

NATA

M ADURELLI

L’AUTORE.

d nncijia ec) amwitajio'vie h tue viitu ,

iinmitOL^ife ft'poòa^ e uaac)ìse non tua jjtofe , mi jjfànno con 'piacele pojsie in fjftonte a cjucòto ^i^retto i^ tuo nome. àiati ^liicato , o^i^etta at/l’e ‘ìUuòe_, c^e^ èe66en |i^fio ^ef li'icufo ^tiacmo- ne , t^atten^a con iòtenf favolo (06-

(*) iVo/we Arcadia del Padre delV Alitare.

daieo ina tneHie ^poffmea; c^e 2/?)cfie evitico fo cogita jioiie 4»oiio

tutte tfta foro couglmite.

ometta mvero |ia c-^e òem6ri aS etfciwo mi po’ ètram, wa iiou òeiu6re~ tafe a c^i pfaw^e afta c>oDa cvirtu.

ORIGINE E VICENDE

DI VIGENZA,

NOTIZIE STATISTICHE,

POPOLAZIONE, PRODOTTI, UOMINI ILLUSTIU.

icenza giace alle falde de’ colli Berici , in mezzo ai fiumi Baccliiglìone, e Betrone, a gradi 28. 55. 5o. di longitudine, di latitudine, nel sito appunto, ove i de- scritti fiumi, in un sol congiungendosi, si volgono, col nome del primo , verso la provincia di Padova, e si rendono tri- butarii del Brenta. Se le controverse opi- nioni degli storici non permettono di riferi- re ad un’epoca certa la prima sua origine, e se resta pur dubbio se Tolorameo, o i Galli Sennoni, o i Toscani ne fossero i fondatori ; possiam non per tanto asserir con certezza, che già un secolo e mezzo prima di Cristo esisteva Vicenza, ed ave- va sin da quel tempo estesi per lungo

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tratto i confini del suo domìnio {a), Libe» ra per molti e molt’ anni , ed amica Roma, fu mai semp^'e pregiata da quella repubblica, e in premio de^ ricevuti servigi ascritta al numero de’ Municipi Romani , e ammessa alia propria cittadinanza nella 1^'ribù Menenio (b). Ed a’ tempi de’ Ce- sari era a alto grado salita la sua gran- dezza, che non solo aveva pubblici edifiz-j, e Terme, e Teatri, e Templi, e Acque- dotti , monumenti mirabili della Romu- lea magnificenza, ma contava persino, co- me ci dicon le storie, palazzo Imperiale, in cui soventi volte ebbero albergo gl’im- peratori, e da esso promulgaron leggi, e decreti, che tuttora ci porgono un solenne argomento del fatto.

Se non che all’ ecclissarsi del Romano splendore fu pur involta Yicenza in te- nebre calamitose, fu la di lei sorte men

(a) Tutto ciò può dedursi dalla seguente lapldana iscrizione 5 che si conserva nel Museo Maftei di Ve- rona. Sextus. jlTTiLtus. ZI/. F, Sahanvs. Procons. Ex. Senati. Consulto. Inter. Atestinos. Et. Vei- cENTiNos. Fines. Ter31inosque. Statvi. jussit.

(^b) D. Bruto raccomanda all’ Oratore di Roma i

Vicentini , perchè Causam liabent optlrnam ,

ojfidum in Eempublicam summum Lih. XI.

Epiìt. 2Q.

trista di quella delle altre Venete Citta principali. Soggiacque allora alternativa- mente al flagello d’A Itila, alle vessazioni degli Ostrogoti, e a quelle più aspre de’ Longobardi 3 quindi nei secolo dodicesimo, e nel vegnente sostenne Fimpero de’Fraii- cesi, e de’ Germani, solFrendo il più crudo governo dal secondo, e terzo degli Ottoni, e dal primo Federico Barbarossa , e piu an- cor dal secondo questo nome.

Dopo tante vicende si eresse in repub- blica, ma non più tranquilla di prima per guerre promossele dalle genti limitro- fe, che per intestine discordie: e appena era giunta a cinger la fronte pacifico olivo, che piegarla dovette al giogo del crudele Ezzelino, il qual la rese teatro sua immane fierezza. Col morir di costui sembrava che sopir dovessero le guerre de’ cittadini ma pei contrario si ridestaro- no, e crebbero si fattamente, che tennero i ^ Vicentini essere men tristo partito l’assog- gettarsi alla dominazione di Padova, di cui, con estrema maraviglia di tutti, dopo nove lustri scossero valorosamente il gio- go nell’anno i5ii {a).

(a) Sembra che a quesfepoca debba riferirsi l’ isti- tuzione dello spettacolo fra noi detto dellaB.ua. Ve- dine la descriiione al fine di questo libro.

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Poco poi ìi Scalìgeri si resero anch' essi Signori di Vicenza. Essa passò dalle loro nelle mani dei Visconti, e da queste stava per cader di bel nuovo in quelle di Pa- dova, quando spontaneamente e a condi- zioni ben onorevoli si diede nell’anno 1404 in potere dei Veneti. A quella repubblica servi pei corso di circa quattro secoli, go- dendo in compenso tranquilli e sereni gior- ni di pace.

Estinto in fine anche il Veneto Governo, e diradate le turbolenze, che allo spunta- re del corrente secolo scomposero le tante volte il sistema politico dell’ Italia, risor- se Vicenza sotto il iiegime Austriaco a novella vita, ed eretta in Regia Città ca- pitale delia Vicentina provincia, dimenti- ca ogni passato infortunio, sente più invidia della trascorsa felicità sotto i Ve- neti.

Poco o nulla decide il riferire che P antica forma icnografica della Città fos- se presso che circolare , e di grandezza poco oltre a un quarto della presente, e perciò direm meglio , che questa per le posteriori aggiunte , e in ispecie de- gli Scaligeri, contiene una superficie di 1,822500 nìetri quadrati , seguendo un pe-

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metro multilatero irregolar mistìllneo lun- go metri 6060 lineari {a). La popola- zione della sola Città coi circondario ester- no contasi di circa 3oooo abitanti, e quel- la dell’intera provincia di quasi 3ooooo. Essa provincia comprende una superfìcie di 2,765^59 pertiche censuarle (è), e .muo- ve dal sud al nord per un’ estensione di 82000 metri, ossia di circa 44- miglia

A comodo de’ Forestieri , crediamo opportnno di ricordare , che il nostro metro comprende una quarantamlUionesima parte del meiddiano terrestre , e va diviso progressivamente in parti decimali, di cui ognuna delle seconde diviene conseguentemente un decimo di cadauna delie antecedenti. Dietro questo principio nella scrittura colla prima cifra si espone il numero de’ metri, colla seconda dei decimetri, coll’altra de’ centimetri , quindi de’ millimetri , e poi de’ diecimiliimetri , centomillimetri, ecc. aggiungeremo ancora il ragguaglio deile seguenti misure.

Fiededl Vicenza - Metri o,3,5, i

Baviera ...» 0,2, 8, 8. 3^4 Firenze Braccio» o, 5, 8,1. 3^4 Lione .... » 0,3,4, > Lisbona ...» o,3,o,o.i^4 Londra. ...» o, 3, 0,4. 3^4 Milano daFab.» o, 5, 9, 3. 3^4 Napoli Palmo. » 0,2, 5, 2.1^2

Parigi .... » 0,3, 2, 4" 3/4

Romano Arcblt.» o,2,2,3,i/4

Savoja . ...» 0,2, 7,0. i/2 Slesia .... » ©,2,8,9. 1/4 Spagna . . . » 0,2,7,9.122 Strasburgo . . » ©,2,8,9. i/4 Svezia .... » o, 2,9,6. 3/4 Turcbla ...» ©,6,6,9. Vienna. ...» o,3,i,6.

(L) La pertica censuaria è un rettangolo di cento metri sopra dieci.

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geografici, e dall’est all’ ovest, per una larghezza di 585oo, ovvero di miglia 5i. e mezzo. Alle parte d’oriente confina col- la provincia di Treviso, a mezzogiorno con quella di Padova, ad occidente colla Veronese, e a tramontana col Titolo Ita- liano,

Blanda e piacevole è la temperatura del clima, non giungendo mai il caldo

11 freddo a grado di eccesso. Saluberrima spira Paria, pura, chiarissima: le acque scorron dolci e leggere : ciò che si presta singolarmente e alia sana costituzione de’ corpi , e alla gagliardia delle membra , e alla venustà degli aspetti, non meno che a sviluppar maggiormente P ingegno non ordinario degli uomini.

Oltre ai ridetti fiumi Retrone, e Bacchi- gllone, che in un confusi traggon sul dor- so grandi barche onuste di merci, attra- versa quasi tutta la lunghezza della pro- vincia P antico regai Medoaco maggiore , detto oggi il Brenta, da cui vengon mos- si ben cento e cento edifizj idraulici, e fe- condansi , divergendosene le acque per lar- ghissimo tratto, le circostanti campagne, e trasportano i principali prodotti del- le Vicentine terre settentrionali.

Fiorito pertanto, ed esteso grandemente e il nostro commercio, che accoppiato all’ in- dustria più che comune dei cittadini ne mantiene il lusso, e ne amplifica la ric- chezza. Le circostanti colline abbondano oltremodo di frutta e di vigne saporitissi- me, e le sottoposte campagne, coperte mai

sempre di pingui biade, forniscono col nu- mero prodigioso de’ gelsi i più doviziosi prodotti di seta, i quali nella Città si la- vorano con Somma maestria, al pari che in qualunque altra d’ Europa. La rendita annua di tutta la provincia si calcola ascen- dere a circa q,oooooo.

Fra i dodici sottoposti Distretti, oltre a quello maggior di tutti della Città, pri- meggia Bassano , Città Regia, patria del celebre Jacopo da Ponte detto il Bassano, dell’ elegantissimo scrittore Roberti, del vivente poeta Vittorelli emolo d’Anacreon- te, e di molti insigni incisori. Nota è la Città di Schio pe’ suoi lanilizj , la Terra delle Nove per l’ottima argilla con cui imita le porcellane, Breganze per il suo vino che gareggia coi migliori di Spagna, Yaldagno per P acque acidule del vicin Recoaro, che deriva da esse una fonte di sicura ricchezza, Nanto, e Costosa pregiate

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per la loro pietra, che obbedisce al taglio niente meno del legno, nel mentre eh’ è resistentissima all’azione del fuoco, e del gelo, Camisano fertilissima di riso, che fornisce in copia a questa, e ad altre pro- vincie. Cittadella ridente per le belle cam- pagne, per cui riceve a buon dritto il no- me di Belvedere, Lonigo riccliissimo anch’es- so in ogni genere di Cereali prodotti, e Asiago finalmente, i’ ultimo della provincia verso il nord, da cui proviene gran copia di scelti tabacchi, e d’ogni sorte di legna- me pegli edifizj, ed assai celebre per la singoiar favella de’ suoi abitanti, che trag- gono origine dtigli antichi Cimbri.

Ma di ben più scelte dovizie è oltre qnanlo si possa creder fecondo il suol Vi- centino. Nel percorrer la serie infinita de- gli illustri suoi figli, famosi in ogni ramo di scienza , e nell esercizio delle più esimie virtù, si smarrisce anche l’occhio più per- spicace. Lasciando di annoverare un Pa/e- mo/^c grammatico eccellentissimo, già mae- stro di Quintiliano, ed emulo di Lavorino, e Varrone, i due più dotti fra i Romani, e degli stessi Romani l’invitto condottìere Aulo Cedrina, e V Alpino e W Massaria ,

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professori amendue nell’ Università di Pa- dova, l’uno nella botanica, e Taltro nella medica facoltà, e i Leoniceni Ognibene eruditissimi in ogni letteratura (a), e iV/- colò uomo d’ingegno soprannaturale, talché lo stesso Ariosto disse in sua lode:

s? Veggo il Maìnardo , <? veggo il Leonìceno a

(a) e i venustissimi poeti, Bartolommeo Pagello, e Quinzio Emiliano Cìmbriaco, e il Caldogno, e V unico Fidentio dot’- to-chrjsio Ludimagistro (6), e i due Fa- bio, e Giulio Pace, quello medico, e filo- sofo , e questi versato in ogni maniera d’erudizione, sicché compose oltre a tren-

(a) Ognibene Leonìceno illustrò con dotti comeutl le opere di Lucano, di Giovenale, di Persio, di Lu- crezio, di Cicerone, di Valerio Massimo, di Sallu- stio , e di Quintiliano.

(b) Fu secondo Leonìceno professore in Padova, ed in Ferrara, Maestro di Celio Rodigino, del Sa- duleto , del Galateo, e del Card. Bembo, traduttore di Galeno, di Procopio, di Luciano , di Dion Cassio, e d’Aristotele, scrittore di Storia naturale, e di Me» dicina , e il primo, che abbia steso un trattato de lue Venerea,

(c) Camillo Scroffa inventore de* Cantici Pedan- teschi,

ta opere di vario genere, e i due Guai- di f Paolo celebre in tutta la letteraria re- pubblica”, e Galeazzo storico , ed auto- re di circa quaranta opere a stampa , e Maddalena Campiglia donna di bellissi- mo ingegno, e il purissimo scrittor lati- no Ferrato Ferrati , e Luigi Porto autore della Giulietta, e Romeo (a), e il sommo giurisconsulto Pellegrini^ e il celebre viag- giatoli Pigafetta , e l’erudito scrittore, e soldato Valerio /. de* Chiericati , e un San Gaetano di Thiene specchio di santità, e un Fogolino y e un Buonconsiglio y e un Fasolo y e un Bartolommeo Montagna pit- tori di prima sfera, e l’altro Montagna , e i Maganza y che non da lungi ne seguirono Torme^ e un Quirico Rossi orator cele- berrimo, e un Otton Calderari insigne ar- chitetto ib) , e cento e cent’ altri, che nel- le loro gesta , e nelle lor opere traman-

(a) Questa senùinentole novella, usurpata a noi dal Francesi , è troppo celebre , da a sospettare che possa da alcuno ascriversi fra que’ romanzi atti sol- tanto a trattener con diletto le oziose femmine.

(b) Fra gli architetti Vicentini meritano particolar menzione D. Domenico Cerato, Enea Co. Arnaldi, ed Ottavio Revtotti Scamozzi , che fiorirono dopo la metà dello scorso secolo.

I S’

3arono monumenti illustrissimi di prodez- za e sapere; lasciando, ripeto, di annove- rar questa schiera, basti riferir que’ tre ìoli, il cui nome equivale al più splendido telogio: Giangiorgio Tr issino, Andrea PaU ladio, e Vincenzo Scamozzi (a).

i II pi-imo lesse d’Architettura nell’ Università di Pa- jàova , e a lui deve quella Città i suoi migliori orna- menti, nel Prato della Valle abbellito co’ di lui disegni, t3 nella gran fabbrica dell’Ospitale, dallo stesso imma- ginata , ed in qualche parte ancora diretta. Levò ancora U Cerato quel celebre Osservatorio sopra un’antica tor- re , sti’omento una volta della ferità d’Ezzelino.

Arnaldi all’ esperienza nell’arte edijfìcatoria con- giunse la più fina erudizione , di cui ne fan fede , Fra le altre, le sue opere sui Teatri, e sulle Basili- che stampate in Vicenza nel

Finalmente Ottavio Bertotti a chi è non è noto ? Degno di assumere il nome Scamozzi, e di aver parte alle beneficenze disposte in legato da quell’ Architetto ,a chi prometteva distinta riuscita nell’Arte, si rese im- imortale co’ proprj studj sulle fabbriche di Palladio, ^e per sua cura videro due volte la luce con due (magnifiche edizioni, 1’ una di quattro tomi in foglio, i 1’ altra in quarto, dai torchi Vicentini. Quest’opera scrive il Milizia, onore agli artisti Vicentini, e a 'tutta lltalia.

compreso in questa serie dei pri-

imarii illustri Vicentini alcuno del distretto Bassanese, phe solo in questi ultimi tempi venne alla nostra pro- Irincia aggregato, per non parere di accattar merce _Hraniera , quando siam si abbondevoli di domestica. Quanti ingegni sublimi non fiorirono per altro anche n quella prediletta terra!

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Splendor il primo d’Italia, ornamento delia Greca, Latino, eTosca favella, oratore, e poeta per ecceiìens^a, benemerito insìgne- snente qual mecenate Palladio, non sa- rebbe che soverchia fatica il celebrarne l’e- simie iloti, che lo resero un complesso di sapere, di grazie, di virtù le più distinte.

meno vano sarebbe l’occuparsi degli altri due, dispensando la loro fama dal ri- tesser serti di lode tante volte intrecciali da man più gentili , se non tornasse a que- sto luogo in acconcio il dirne alcun che, per esser quelli, che la miglior messe for- niranno in seguito a queste memorie.

Fiorirono Palladio , e 6camozzi , quasi alla medesima età, avendo questi percorso mezzo lo stadio, allorché l’altro pervenne alla meta del suo vitale cammino nell’an- no i58o. Infìnito può dirsi il numero delle loro leggiadre invenzioni. Oltre alla Basi- lica, al Teatro Olimpico, ed alla Botonda, capi d’opera de! primo, e alla stupenda cattedrale di Salisburgo, studio incompa- rabile deli’ altro, e senza eccezione assai più giusto e corretto del famigerato S. Pietro di Poma, si contano oltre a centoventi le sole fabbriche già eseguite coi loro disegni, delie quali, parecchie in patria, molte spar- se per la provincia, altre nelle più cospicue

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, Città d'Italia, in Germania, in Polonia, ed altrove. Inimitabile il Palladio nella purezza e simmetria delle invenzioni , nel- Peleganza e rotondità dei profili , nella leg- giadra contrapposizione delle forme, e nella giustezza de' rapporti) dotto profondamente lo Scamozzi, estesissimo in ogni erudizione, unico nella condotta del metodo, distinto nella parte decorativa ; eccellenti entram- bi per le loro opere sugli Ordini , sull’An- tichità, sulla Prospettiva, sull' Architettura universale, furono i rigeneratori dell'arte e del buon gusto, gl'istitutori di quanti fiorirono valenti architetti dopo di loro, e, senza detrarre alla gloria dovuta al me- rito sovragrande del Yignola, del Sanso- vino, del Sammicheli , di Sangallo, del Brunelleschi , di Raffaello, d'Inigo Jones, e di tanti dotti Francesi, che qui sareb- be affettazione il nominare ad uno ad uno, furono i veri maestri di quei che sanno. Passiamo ad ammirarli nelle loro fabbriche seminate per la Città, quella via trasceglien- do, che meglio si presta alla brevità del :ammino, e al comodo dell’erudito viag- giatore.

iB-

D e scrizione^ delle principali Opere: di: ^ Belle. Arti.,

Supposto, che il forestiere abbia^ preso, alloggio nei due più decorosi e agiati al- berghi, di questa Città il Cappello rosso, sul Corso, e lo Scudo di Francia^ gli fa- remo volgere i primi, passi, alla vicina.

Piazza, detta, de’ Signori.

di: forma quasi, rettangola, lunga 120. me- tri, e larga 55 a cui si. congiunge F al- tra Piazza alquanto minore detta, della biada» . Due grandiose, colonne composte di nni solo pezzo, di pietra, viva,, e appog- giate ad un basamento ottagono, e ador- no di sculture,, pur esso, di; pietra, segna- no il confine d’ambe le descritte Piazze.

Fra le varie fabbriche circostanti, la ma-^ ravigliosa.

B-ASlLICAv

richiama' tosto» lo» sguardo > del forestiere ,, il qual si ferma a. contemplarla di pro- spetto in capo. alla, strada,, detta, del Mone- te. Questa fabbrica è una delle più in- signi del nostro Palladio, tutta lavorata

di durissima pietra viva* Serviva in anti- co, come tutte le Basiliche, ai minìster} d’A- strea, e la sua originaria costruzione era di Gotico stile , si nel corpo di mezzo tuttavia sussistente, come nelle logge, che allora pur la cingevano tutto al di fuori. Si vuole che l’epoca della sua fondazione sia da riferirsi al tempo di Teodorico Re dei Goti. Se però questa è congettura, è poi fatto certo, che sin dalRanno 1262 si denominava Palatium vetus^

Bisognosa coll’ andar degli anni di riat- tamento, e già minacciante rovina in onta agli apposti sostegni , s’ ebbe ricorso ai più valentuomini di que’ giorni' a fin d’ impe- dire r imminente pericolo. Nel numero de’ molti disegni che vennero offerti ottenne la palma quel di Palladio, anche in con- fronto d’uno magnifico del celeberrimo Giu- lio Romano; e sull’idea deli’ esimio nostro Maestro sorsero le stupende logge, che si ammirano presentemente, le quali non ce- dono per verun conto alle opere più sublimi della Romana magnificenza.

E più mirabile diviene questa invenzio- ne, qualora ponga mente alla somma difficoltà di dover combinare Pesterna ri- vestitura in corrispondenza delle arcate in-

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tenori, poiché, o doveano le nuove eccede- re ad ogni modo nella larghezza della lu- ce, in rapporto deir altezza circoscritta da quella dei piani, oppur li piedritti enor- memente allargarsi in proporzion delle lu- ci. Solo il Palladio poteva vincere questi ostacoli 5 e come siavi sortito felicemente, salvando tutte le regole dell’ unità , della convenienza, dell’euritmia, della simme- tria, e della decorazione, può ben vederlo da se medesimo P intelligente osservatore.

Le logge inferiori, che sorgevano su tre gradini ridotti ad un solo nel selciar nuo- vamente la Piazza, vengono adorne di co- lonne Doriche addossate a piedritti col dia- metro di metri 0,8,6. e coll altezza d ot- to diametri, corrispondendo la trabeazione a un quarto della colonna (a). Quindi altre

(a) Nell’ inaic£u-e 1* analogia delle proporzioni, in questo che in altri luoghi, credemmo di non far conto di certe minime differenze, che risulterebbero in più od in meno. Non ad altro in fatti esse servi-, rebbero che ad imbarazzare la mente dello spettatore , il quale non cura cbe avere a primo slancio un’ idea la più semplice ed approssimativa delle grandezze. So- no bensì diligentemente prese tutte le misure espresse in parti metriche.

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minori colonne egualmente d’Ordine Dorico , isolandosi binate in grossezza della mura- glia accanto de" piedritti vanno a sorre- gere sull’architravata cornice T ornamento degli archi, e conciliano per industre ma- niera gli esposti reciproci rapporti delle luci e de’ piedritti, e le diliicilissirae corrispon- denze colle aperture interiori. Le ripetute minori colonne basano su d’uno zocco ro- tondo , SI fatto appunto con sagace avve- dimento a fine di togliere colla soppres- sione degli angoli ogni pericol d’inciampo alla frequenza de’ passaggieri. Le proporzioni di quest’ Ordine secondario, o minore Se- I guono quelle del primo, parlando della co- lonna, in ragione al proprio diametro, il I quale è di metri o,5,5,4^ e l’altezza delia i cornice architravata sta a quella della colon- na, come 2317. La luce delle arcate é di icirca due quadri, e la loro larghezza di metri 5,5. sta a quella de’ piedritti, com- preso r Ordine minore , prossimamente co- me 5 a 4*

Pu'corre con egual simmetria la decora- zione delle logge di sopra a colonne, in ambi i casi, d Ordine Jonico, erette sopra piedistallo. Le maggiori tengono un diame- tro di metri 0,7, 1,2. e s’innalzano per otto irolte e tre quarti altrettanto, ed il cor-

ilkione pareggia un quinto della loro aU tezza. Le altre sorgono per otto diametri, oltre ai quali ne prende uno la cornice ar- chitravata. Ogni diametro è di metri 0,4, 4,o. Gli archi si aprono pur quivi a quasi due quadri compresovi il podio , che uniforman- | dosi air altezza del piedistallo assume un J quinto delle colonne maggiori.

Sopra r ultimo cornicione cammina ele- f^antissìma balaustrata adorna di statue, ed alia quanto il piedistallo deirOrdine sotto- posto, servendo di parapetto alla terra:^a: scoperta, che gira tutto all’intorno. Dai questa terrazza con savia accortezza mo- i slrò il Palladio di far nascere il già esisten- i te Attico di Gotica maniera, sopra cui girai| una magnifica volta emisferica coperta di; piombo. Delle statue, che dissimo ornareil la balaustrata, la quinta e sesta, contando dall’angolo della torre, sono di mano del- V Albanese scultor Vicentino, e le altre j della sua scuola, e di quella del Vittoria.

Dall’aspetto ortografico della Basilica mo- viamo a quello sorprendentissimo della sce-i 5ìO"rafia, fermandoci all’estremità della Piaz- za ,'^ed appunto sull’imboccatura della centra- ! da detta de’Giudei. O veramente Basilica {a) ,

(e) L’ etimologìa ài questa voc? significa Casa reale à

2%

'O maraviglia, o portento, o miracolo di prospettiva l

E più 'grandioso ancora del primo pro^- spetto ammiriamo il secondo, che sorge sulla vicina Piazza della Pescheria sopra un alto rustico basamento. Ma perchè quel- le informi e importune case ce ne ru- bano la miglior parte? E perchè quelle più tristi botteghe usurpano la gran Piaz- za coperta, cb’era una volta discbiusà sul pianterreno?

Il gran Salone, lungo metri 5z.4, e lar- go 21, è mirabile per la costruzione del- la volta tessuta artificiosamente di legna- me (è).

Nel vicino palazzo della Comune, a cui

(b) Quest’ edlfulo, incomparabile ed unico nel suo genere, potrebbe rendere assai più luminosa la cele- brità di Vicenza. E come? Si abbattano le riferite botteghe , e vi si apra di bel noovo la Piazza : si trasportila scala sul lato Verso- la torre, ^prestando per tsji maniera un più facile accesso al palazzo della Colmane : e il gran Salone , or nido abbandonato d’ in- fausti augelli, e di topi, s’ adorni coi busti de’ più illnsiri Vicentini j Von monumenti, con iscrizioni, ecc. Allora Roma nel Panteon , già superbo delle imma- -giói di Palladio, e di Trisslno , e Vicenza nella Ba- silica, avranno due de’, più gloriosi moaitmenti del ^mondo.

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danno ingresso le logge superiori della Ba- silica, sì conservano le seguenti preziosis- sime pitture.

1. Quadro grande a mezza-luna di Ja- copo da Ponte y detto ì\ Bas sano del 1572. Rappresenta li due Rettori delia Città, Gio- vanni Moro, e Silvan Cappello, in veste Ducale, prostrati a piedi di Maria Vergine , che siede sotto magnifico padiglione , con S. Marco vicino. Yeggonsi più in dietro molti serventi vagamente vestiti, ed alcuni ministri che montano una scala, con chia- vi in mano per liberar dei prigioni. La sontuosità delR architettura , il contrasto degli accidenti, la bellezza della composi- zione, r eccellenza del tutto insieme for- mano un pregio incalcolabile di quest’ope- ra, e la pongono fra i migliori capi del suo autore.

2. Altro quadro , della forma e grandez- za del precedente, opera singolare di Giu- lio Carpioni del 1647* V’è il ritratto in piedi di Vincenzo Delfino Podestà , che unisce colla mano la Pace, e la Città, ad un vecchio avente scettro, corona regìa*', e un cappello cardinalizio appoggiato alla sua arma. La Fama , per aria suona la tromba mandando in fuga molti vizjv

2^

5. Quadro a mezza-luna col martìrio di S. Vincenzo in tempo di notte, alla pre- senza del tiranno seduto in trono. Opera fra le rare di Alessandro Maganza Vi- centino.

4. Era tavola d’Altare. Vedesì S. Carlo, che ammaestra molti giovani nella dottri- na Cristiana, ed in aria Cristo colla Trini- tà circondata da Angeli. Di Giuseppe Sco- lari Vicentino.

5. Tavola come sopra. Rappresenta la B. Vergine, S. Monica e S. Maria Madda- lena , che adorano Gesù bambino, e v’è bellissimo paesaggio. Di Bortolommco Mon- tagna Vicentino.

6. Mezza-luna, che stava sopra la detta tavola, ed è opera di Antonio De Pieri Vicentino. Il Padre eterno con molti santi»

7. Tavola d’Altare, di Bartolommeo Mon- tagna. La B. Vergine presenta il figlio al sacerdote Simeone, con S. Giuseppe, ed il ritratto del padrone , a cui apparteneva la cappella, ov’era la pala: con fregio di bel- lissima architettura.

8. Quadro singolare di Giovanni Bon- consigli Vicentino, che figura Santa Cat- terina.

9. xo. Due quadretti coll’ Annunciata;^

posti lateralmente suddetto; opere 'del .medesimo Bonconsigli,

1 1. Tavola d’ Altare colla B. Vergine pian- gente, Cristo morto, San Gìo: Evange- lista, e S. Maria Maddalena, V’ è bellissi- mo paesaggio, e fregio di chiaroscuro^ tutti preziosi lavori dello stesso Bonconsigìi»

12. Mezza-luna, in cui S. Anna insegna a leggere alla B. Vergine. Del De Pieri.

15. 14. i5. Tre quadretti , eh’ erano por- Ielle d’un tabernacolo, opere di Carletto^ figlio di Paolo. In uno, gli'Ebreì celebrano la Pasqua mangiando l’agnello, e nei due minori avvi una gloria d’Angeli.

16. Tavola d’altare, rarissimo lavoro di Marcello Fogolino Vicentino. Rappresenta la visita de’ Magi, con quantità di figure e decoroso corteggio. Grandiosa e 1 architet- tura e bellissimo il paese. Vi ha inoltre un fregio in tre comparti: in uno P An- nunziata, nell’altro la visita de’ pastori, nell’ultimo la fuga in Egitto.

17. Tavola simile, opera del 1489 di Gio: Battista Cima da Conegliano. Siede in trono Maria Vergine col Bambino , e vi assistono i SS. Jacopo e Girolamo. Bella ar- chitettura adorna il quadro.

18. Tavola simile , esimio lavoro di Gio=*

,

vaimi Speransa Vicentino. Si libra nellaria la B. V., fra Angeli e Cherubini, più so- pra il Padre Eterno, a basso un Apostolo, e S. Girolamo.

19. Dello stesso Speranza'. Fregio eoa \arii Apostoli»

ao. Quadro colla flagellazione alla co- lonna. Del Bassano,

21. Mezza -luna esprimente un Santo

antico, che presenta la Chiesa di S. Bar- tolommeo. D’ ignoto. ^

22. Quadro con Maria Vergine, Gesù Bambino, due Santi, ed una Santa. Sembra la presentazione Cristo al sacerdote Si- meone. D’autore ignoto.

23. Altro quadro colla Saci'a Famiglia, ed altri Santi. D’ignoto.

24. Tavola colla B. Vergine avente il

Bambino in braccio, con intorno Angeli, e due Santi. D’ignoto. , ;

25. Ritratto di Tommaso Pellegrini.

D’ ignoto. ^ ^ .

Di fronte alla descritta Basilica, e sul- l’altro lato della piazza, levasi la

Loggia della R. Delegazione. detta una volta del Palazzo Prefettizio?

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con due facciate, Tuna sulla Piazza, l’al- tra verso la contrada del Monte,

Nel Palladio riconosciamo 1’ architetto questa fabbrica, basta il silenzio del- l’Autore, e la non perfetta conformità colle sue dottrine a farci abbracciare l’opi- nione contraria d’alcuni^ poiché Tiscrizìon col suo nome, che si legge nel secondo pro- spetto, è argomento, che non ammette risposta.

Delle due facciate, la prima verso la Piazza dovea forse continuare sino all’ angolo della vicina contrada de’ Giudei, con al- tri quattro intercolonn j , dopo i tre che esistono presentemente. Questi son decora- li d’un Ordine Composito , che prende due piani: l’inferiore, eretto sopra cinque gradini , rimane aperto ad una loggia con tre arcate, ed il secondo comprende una sala con altrettante finestre a poggìuolo. Le colonne s’innalzano a dieci diametri e un terzo, la trabeazione ad un quinto, e il diametro riceve metri 1,0,7, 5 ^ mezzo. Sopra l’Ordine ricorre una balaustrata, e più addentro un Attico con altre finestre, che portano luce alla detta sala.

Graziosissimo é il prospetto secondo, ed

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ammirabile pel saggio partito preso dal- r Autore onde non ingombrare soverchia- mente colle prime grosse colonne quella via , che porge il principale accesso alla Piazza . Sono qui pure tre intercolonnj con altr’ Ordine Composito ben minore del primo, alzandosi le colonne dieci volte e un quarto , sopra il loro diametro di me- tri 0,7, 1,2. Di sopra poggia una cornice architravata con modiglioni , alta circa 'ftt delle colonne 5 e reggendo quivi il podio d’una bellissima finestra arcuata , e poi ri- correndo anche nel prospetto sulla Piazza , si presta elegantemente al doppio uffizio , di mantenere la direzion delie linee, e di portare i descritti poggiuoli. luogo ad altra arcata V intercolonnio di mezzo mag- gior degli altri , ed è comune P imposta alle interne volte delia loggia , movendo intorno sopra colonne d’ Ordine Dorico : e gl’ intercolonnj a canto ricevono una sta- tua , che sorge sopra un piedistallo aven- te un zoccolo alto quanto la base delle, colonne. La già detta finestra arcuata vieii lecorata leggiadramente da quattro pila- itrini Dorici striati, rimanendo nel mezzo a finestra, a canto due nicchie con ista- :ue , e sopra , e all’intorno trofei, bassi-

rilievi è festoni. Sovrasta il medesimo cor- nicione, colia ringhiera e coU* Attico del primo prospetto.

Nella già riferita sala, detta Bernarda da Battista Bernardo ^ che governava al tempo della sua erezione la Città a no- me della Veneta Repubblica^ trovansi i la-- Canari del soffitto adorni di rare pitture del nostro Fasolo. Nel primo a sinistra, stando sulla porta, si vede Muzio Scevola bruciarsi fieramente la mano alla presenza Porsennaj in quello di mezzo Marco Cur- zio che si precipita col suo destriero nella voragine, e nel terzo si mira sul ponte Su- biizio Orazio sol contro Toscana tutta.

Negli altri minori lacunari avvi altre storie di Roma, molto offese dal tempo.

Continua sul medesimo lato della Piazza la fabbrica del

Monte m Pietà.'"

rmcor questa con due prospetti. Il princi- pale che guarda la Basilica, è osservabile per la sua estensione di 7S metri, e per r altezza di 16,2,9,4? e se ne crede auto- re Gioì Battista Albanese , non volgare architetto, e scoitor Vicentino. Sul mez-

3,k;

zo^ apronsL due logge^ con tre archi',, la prima abbellita da colonne Corintie , coat piedistallo,, e con trabeazione a. risalti, e- la seconda da colonne Composite, pur que»- 3te con’ piedistallo,, e cornicioni risaltante, coronato da un Attico, e frontispizio; que- sto con istatue sopra, e quello con» una. Pietà scolpita nel' [mezzo,, opere tutte di buon disegno, e di mano dello stesso hanese ,, come lo sonov tutte le altre scul- ture, che adornano, questa facciata..

L’altro prospetto si estende sulla contra- da del Afo/ife, e fu erettor posteriormente' al primo, con disegno del al-

l’occasione di costruirsi una sala per la pub- blica Biblioteca. Quivi regnano» due Ordini, di colonne , Dorico., l’ uno ,, l’ altro Compo- sito. Lo stile, convien pur dirlo,, è goffo e scorretto, come in tutte le opere di quel- V autore..

Al co» Giovanni Bertolo y celebre- giu- risconsulto, e consultore della Veneta Re-- pubblica, si deve la prima, istituzione, della:

(a^ El)Le- il Miittoni la carica di pubblico archltat- to della nostra Citta, ma fu nativo di Laclma. nel Ia- go di Lugano, sicché male s’appongono al‘ vero quelli; che 1’ han detto Vicentino. Nelle sue opere a stajnp^ai si tenne nascosto sotto il nome d’architetto N. K*.

mentovata Biblioteca, eh’ ebbe cominciamene 1 to neU’anno 1708, per dono da lui fatto alla sua patria d’un numero considerabile di volumi 5 quindi meritamente acquistò da lui il nome di Bertoliana. In seguito andò cre- scendo per altri doni, e singolarmente per ! quello dei libri del Canonico Checcozzi \ letterato e teologo rinomatissimo, e si tro- va ormai ricca d’ oltre a 5o mille volumi d’opere antiche e moderne d'ogni genere, rimanendo aperta a pubblico comodo dalle ore dieci della mattina alle una pomeridia- ne. A memoria del benemeriti istitutori s’ innalzarono nella gran sala i loro bu- sti, il primo de' quali, entrando, rappre- ta il Bertelo, scolpito da Orazio Marina- li BaSsanese (a), ed. il secondo il prelodato Chccchozzi (6).

(a) Non fu il Marinali Vicentino, come si crede connmemente , ma Lensì di Bassano. Visse peraltro il più de’ suoi giorni in Vicenza, e qni oLbe scuola. Lavorò con una fretta indicibile, e quindi le più del- le sue opere non hanno il pregio di quelle poche , in cui si occupò a suo bell’ agio , e vi pose molto di studio. Le sue sculture si conoscono dalla marca com- posta colle due inaiali del suo nome intrecciate as- sieme .

(^h) Sortendo dalla Libreria giova passare nella vi- cina così detta Camera degli ori, ove serbasi un quadro grande del cav. Leandro Bossano, Vi è Cri- sto deposto dalla Croce in grembo a M. Vergine,

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Opposta alle prime logge del Monte, e vicina alla Basilica si slancia arditissima la

Torre dell’orologio

di non volgare struttura Gotica, e mara» vigliosa per la sua elevazione di 82 me- tri , veramente straordinaria in confronto della base di soli 7.

Presso alia Torre verso levante segue il

Palazzo della Comune -

cón due prospetti, l’uno sulla Piazza de’ gnori , r altro sopra quella della Biada. Quest’ultimo, ancora imperfetto, è archi- tettura dello Scamozzi , di semplicissima ma nobile e grande costruzione; l’ altro fu Gotico, e venne ultimamente rimoder- nato, per ristorarlo dei danni sofferti dai fuoco. Felice incendio, se avesse interamen*» te distrutta quella fabbrica ! Qual nuova prospettiva non avrebbesi allora aperto al- la grande Basilica, girando anche su quel iato le logge Palladiane ! Ma poiché di tan- to non ne fu cortese il destino , perchè mai nella restaurazione non condurre quel- la facciata sopra una linea tutta diritta,

5

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perchè profondervi tante aperture ^ sen-- za distinguere il punto medio, perchè non correggere F ineguaglianza degli interhne- stri? Ed anzi perché non riportarvi a bel- la prima le stessissime forme dello Scamoz- zi, e, col torre il primo de^ quattro, archi, non aprirvi il medesimo portico,, facendo- lo direttamente infilare F inferior loggia, della Basil/ca? Era forse delitto, una sa-^ piente imitazione! {a)

Compito intanto il giro della. Piazza,, incamminandosi lungo il lato maggiore di quella della Biada, e prendendo la via di fronte, detta di Barbara (è), s’imboc-- ca, alquanto dopo, la grande e bellissima, contrada del Corso ^ che in linea retta ta--

(a) In fondo alla Piazza della Biada ritrovasi al ci-- vico n." 1626 il palazzo Nievo, che viene annoverato tra le fabbriche Scamozziane. Ed in vero lo Scamozzi propose il disegno di un palazzo per la famiglia Godi, a cui ne’ suoi tempi apparteneva quel luogo , progetto ingegnosissimo stante l’irregolarità dell’area , e degli an- goli ; mal’edifizio che miriamo eseguito, non ritiene la più piccola idea del primo pensiero. Crediamo pertan- to, senza scrupolo di mancamento, di non, farne parola, Lench esso si distingua e per la mole e per l’estensione.

(b) Li due Atlanti nella facciata della soppressa Chiesa di questa Santa sono opere delle buone di MU’ rìsalù

glia da levante a ponente quasi tutta la lunghezza della Città. Da qui, volgendo alcuni passi a dritta, s’incontra, sull’an- golo della contradadi *5*. Corona ^ e al ci- vico n.° 1006, il

Palazzo Salvi

fabbrica di non ispregevole struttura, di cui ignoriamo TAutore, sendo soltanto noto, che fu opera del secolo XVII, come dice di averlo inteso il nostro Bertoni da una iscrizione che al suo tempo esisteva in una fascia della facciata.

Due sono i prospetti, colla medesima de- corazione , offrendosi il più distinto sul- la* predetta strada di S. Corona. L’interno divìdasi in tre piani ^ il primo adorno e- sternamente di bugne, di riquadri e di fa- scie, che prendono le line§ delle finestre, serve di basamento al piano nobile, da cui nasce sul corpo di mezzo un Ordine Co- rìntio dì otto pilastri con piedistallo, con- terminante il podio delle finestre. Una di queste arcuata nel centro, e due rettan- gole lateralmente, tutte con ringhiera di balaustri, sono interposte ad essi pilastri, di cui due nell’ estremità sorgo a binati

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da un solo piedistallo. Fiancheggiano poi il descritto corpo di mezzo due ale, cias- cuna con due finestre , e ancor due pila- stri gemelli negli angoli. Sopra l’ intavolato cammina un Attico , che comprende il ter- zo piano de’ camerini con spartimenti re- lativi alle sottoposte decorazioni.

Poco lungi, sulFopposta parte della stra- da, esiste r antica

Chiesa di S. Corona.

L’esterno nulla promette, ma compensa ciò che v’ è dentro. Ecco , nel secondo Al- tare a sinistra, stupendo lavoro del nostro Barlolammeo Montagna quella Santa di^ mezzo è Maria Maddalena , alla cui de-» stra S. Girolamo , e alla sinistra S. Mo--» nica , e poi Martino vestito pontificalmen-- te: r architettura del quadro è ammirabi- le per la maestà. Nell’ Aitar vicino osser-f viamo S. Antonino , Vescovo di Firenze, , con molti poveri , a’ quali dispensa l’elemo-*j* sina : opera del Cav, Leandro Bassano, poi nel quinto Altare leggesi il nome di Gio: Bellino, che vi dipinse eccellente- mente il Battesimo di Cristo , e in questo di faccia sul minor braccio della crociera

^7

della Chiesa , vediamo Fadorazioiie de’ Ma- gi, fatica rara di Paolo, cui però mal si presta la qualità della luce. Quivi dentro alcun' altra non mediocre pittura saprà fermare lo sguardo degli amatori , e degli artisti.

Fuor di questo Tempio non resta inos- servata la vicina

Casa De-Monte

posta al civico numero 976. Benché dal- r iscrizion della fascia interposta ai due piani interni possa dedursi che venne eretta appena morto il Palladio, e allor- quando fioriva lo Scamozzi ^ non è per- ciò da farsene autore alcuno di loro. Ciò peraltro non le toglie quel posto d’ o- nore , che le si conviene, forse non ul- timo, fra le buone nostre opere d’ Archi- tettura essa ricorda molto la scuola del Serlio. Fa mostra di se il primo piano con un rustico portone bugnato, e due finestre profilate d’ intorno : s’alza quindi il secon- do con un Ordine Dorico d’ otto pilastri gemelli sopra uno zoccolo. Nel mezzo avvi bella finestra in arco con piccole colon- ne, fiancheggiata da due aperture rettan- gole con pilastrini alla maniera daàlo Sca-

mozzi ; poi sorgono In corrispondenza delle inferiori ( alquanto più strette per difetto di esecuzione) altre due finestre con orna- mento, e frontispizio. Il cornicione dell’Or- dine fa nobile corona airedifizio.

Da questo luogo movendo per la stra- da delle Canove (a) giunge nel finir d’essa al rinomatissimo

Teatro Olimpico

immaginato ad imitazione degli antichi. Se l’angustia delle strade, che lo circoscrivo- no , non permise porre alcun ornamen- to nel prospetto esteriore, eh’ è tutto nu- do, pur si potrebbe decorar almeno la por- ta d’ingresso in modo più dicevole ad uni Teatro, ed a tale forse unico al mondo (ù). .

(a) SemLrer^ forse non molto opportuno il giro t per questa strada, e il proseguimento, che ne fare-, ano al sortir del Teatro Olimpico. Di fatti la via tj non è delle troppo belle, ma ci persuase a seguirla i| e la maggior brevità del cammino , e più di tutto ^ l’idea di scoprir al forestiere un più bel colpo aiij scena nel presentargli poi la Piazza dell’Isola.

(b) È desiderabile , che venga accolto il voto co- ;

jmine di gettar a terra le case contigue al Teatro, ,j alla parie del fiume. Aperta cosi una bella strada,, j si potrebbe in quel lato alzai'e una facciata corri- ; spendente.

I -, ,

l’Eiitriamo pertanto , e prima di lutto> ieg** gendo r iscrizione sul mezzo della scena, pot rem riscontrare, che venne eretto que*- sto edifizio dair Accademia degli Olimpici neiranno i584, con disegno del Palladio^ che fu membro, e dei primi fondatori di queir istituto. Morto egli nel ì58o. ne de appena gettar le prime pietre, e toccò a Scilla suo figlio di darvi compimento nel corso di quattro anni.

La figura della pianta differisce dall" ail- tica circolare per la strettezza dell" area , ed è invéce un’ dissi mossa d’ intorno a tre circoli , avendo il maggior diametri lungo metri 18,0,5,7. ed il minore 1 5,2,5, i. U Orchestra ne prende una giusta metà, ed all’altra ci rcoscrivesi Pulpito lungo me- tri 20,0,5,8. ed elevato dal^Orc/^es•^ru 1,6,9,! » La Gradazione assume metri 7, 8,5, 2. di larghezza , e termina nel maggior diametro dell’elissi, il quale perciò si stende da uii estremo all’ altro per la lunghezza di me- tri 55,7,0,1.

Nobilissimo è il prospetto della Scefia adorno da due Ordini d’architettura, con Attico superiormente. Il primo Ordine è Corintio , con otto colonne interamente spiccate dalle mura, e Corintio s’esprl-

7xie nuovamente il secondo ooii altrettan- te colonne di mezzo rilievo. L’ intercolon- nio medio maggiore degli altri comprende ìa Porta Regale moventesì in arco, e im- postantesi sul cornicione del primo Ordine^ e li due intercolonnj nelle medietà secon- darie aprono l’ altre due Porte Ospitali. rettangole, per cui passa nella Scena interiore. Fra gli altri intercolonnj vengon disposti de^ bellissimi tabernacoli con pila- strini Corinti striati, e frontispizj , e sta- tue scolpite da migliori artefici di que’ tempi , e singolarmente Vittoria. Sopra d'ambi i cornicioni, e a piombo delle co- lonne sorgono in fine de’piedistalli con altre statue 5 e F Attico comprende negli inter- valli de'bassirilievi, che figurano le impre- se d’ Alcide.,

Le Versare, cioè quelle parti che for- mano la lunghezza del pulpito ad angoli retti colia scena, vengono adorne parimen- ti da due colonne in due Ordini, e com- prendono, nel primo, una porta rettan- gola interposta a due nicchie arcuate con istatue, e di sopra riquadri con bassirilie- vi . Neir Ordine superiore si apre invece una finestra con podio di balaustri, e qui pure veggonsi nicchie, e riquadri, come di

4i

sotto. Infine rAttico presenta altra finestra con a canto de sfondi scolpiti di figure.

Non meno elegante è la decorazione del- la scalinata. Questa dispone i sedili in tre- dici gradini, e si leva sino a prendere li livello del cornicione del primo Ordine nella scena, movendo sopra la cinta dell’orche- stra la qual è alta quasi un sesto della metà della somma risultante dai due dia- metri deir dissi. Dall’ ultimo gradino sorge un’ Ordine Corintio di ventinove interco- lonni. Nove di questi sul mezzo ricevono altrettante nicchie, arcuate e rettangole a vicenda, adorne di statue; quinci e quindi altri sette, con colonne isolate, aprono due belle e comode logge triangolari , a cui si monta per Iscale, disposte Bell an- golo di faccia. Finalmente li tre ultimi in- tercolonni di quà e di comprendono nicchie con istatue, come quelli di mezzo. Gira per ultimo sopra il cornicione , livel- landosi colla linea del sopraornato nel se- condo Ordine della scena, venustissima rin« o^hiera balaustri sormontata da statue su ciascuna colonna. La detta ringhiera presta molta comodità a spettatori m oc- casione di pubblici trattenimenti. ^

li solfitto è opera moderna, ma prima

sopra il pulpito Tcniva diviso in lacuna»* ri^ che prendeano legge dallo spartimento deile colonne, e, ad imitazione dell’ antico Velario , si stendeva una tela sopra la cavea»

Ma che diremo delle maravigliose deco*- razioni della scena interiore , opere stupen- de del nostro Scamozzi esimio nell’ arte prospettica? Lo spettacolo che vi produce la notturna illuminazione, sembra piutto- sto effetto deir incanto, che dell’industria umana, crediamo che si fossero sorpren-* denti o il tondo ricco edifizio d’Armida, ovver d’Alcina le ricche mura, Dividesi questa scena in cinque vie, che infilano le tre porte dell’esterna, e le due delle Ver-- sure'y ad ambi i lati, d^ogni via, vengono espresse in rilievo magnifiche prospettive di Templi, di Basiliche , di Palazzi , di Pe- risti!]*, e di sontuose fabbriche private con frontispizj, nicchie, statue, basslrilievi, e ogn’altra maniera di ricchi ornamenti, es- sendo ogni parte con tanta maestria com- binata , che sembra vedere il più sfarzoso prospetto d’una Città sontuosissima. Si fatto lavoro venne ordinato per .cura de- gli Accademici , che vollero rappresentar nel* teatro l’Edj|jo di Sofocle, ia occasic^n»©

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di festeggiar il passaggio per Vicenza delia Reai Principessa Maria d'Austria, la qual meritamente profuse encomi ed onori al grande Architetto.

Fuor di qui finalmente, correndo la vicina strada degli Angeli y dopo non molto cam- mino, saremo al ponte, e alla Piazza del- lo stesso nome, dove mettono capo quat- tro vie. Presa quella di Fontana coperta , la qual soggiace di faccia al descritto pon- te, e mena alla porta di Padova, e inol- trando alquanto, nell' apparirci a sinistra il gajo prospetto del

Nuovo Palazzo Franco

sull'angolo della contrada di S, Domenico , avremo lietocompenso alla cupa melanconia’, che prima infondon nell' animo que' porti- ci sepolcrali prodotti lungo la detta stra- da di Padova.

Questo palazzo è recente opera del chia- rissimo nostro architetto Antonio de' Conti Pioyene.

Un imbasamento di bugne piane prende la prima contignazione, sopra cui sorge, sporgente soltanto per la metà del diame- tro, un colonnato Jonico ottastilo senza

piedistallo, e con trebeazione nobilissima nella semplicità de’ contorni. Fra gl’inter- colonnj restano aperte altrettante finestre , con ringhiera balaustri , e cornicioni con mensole, e frontispizj alternamente mossi in triangolo, e in arco; e sopra l’intavo- lato dell’Ordine gira un Attico, risaliente ad ogni colonna, che comprende l’apparta- mento de’ camerini. Quinci e quindi , a can- to del descritto corpo primario, si elevano, alquanto rientranti, due ale, spartite leg- giadramente di bugne rustiche, ricorrendo- vi, convertito , l’intavolato dell’Ordine, e la cornice dell’Attico , sicché , dalla giusta osservanza delle leggi dell’arte, e princi- palmente dell’unità, e simmetria, si può riguardare quest’ edifizìo come uno dei più eleganti nel bel genere Palladiano.

In S. Domenico, piccola Chiesa qui vii!^ cina, trovasi nell’ Aitar maggiore una delle singolari pitture del nostro Alessandro Ma- ganza rappresentante l’adorazione de’ Ma- gi (<?)•

(a) Dello stesso Maganza aveva questa Chiesa al- tro bel quadro con S. Valentino, che fu trasferito in questi ultimi giorni nell’ Oratorio detto Santo j fuor della porta del Castello.

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Non molto lontano v’ è , unito alla Chie- sa di S. Pietro, P ospizio de’ poveri nel cui ingresso si ammira un

Bassorilievo di Canova

scolpito in marmo, colla figura della Fe- licità, che scrive in un piedistallo reggen- te il busto à' Ottavio Trento Vicentino me- rìtissimo istitutore del luogo.

Nella Chiesa poi sono altre belle opere del Maganza , ed è fra queste lodevolis- sima quella a manca dell’ Aitar maggiore, in cui si vede S. Benedetto, coi SS. Pla- cido e Mauro, ed un Re, che loro offeri- sce il proprio figlio. Le altre sono le se- guenti. Nel primo Altare a destra la Beata Vergine , Cristo morto , la Maddalena , Ni- codemo e le Marie. Nel maggiore Cristo sopra nubi che porge ghirlande di fiori a SS. Pietro e Paolo. Nell'Altare sulla destra di questo S. Giustina trafitta da uno stilò, col tiranno sul trono. Anche il soffitto è lavoro del Maganza.

Niente men singolare è il quadro del secondo Altare a sinistra, opera esimia del Z ciotti. Scorgesi Cristo porger le chiavi a S. Pietro cogli altri Apostoli, e v’è or- namento di bella architettura.

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Infine non lascierera questa Chiesa senza riverir le ceneri di Bernardino Trebozio illustre Giureconsulto, e Filosofo Vicentino, che riposano in piccolo avello di marmo interposto ai due Altari sulla destra.

Frattanto ripassando il p^nte degli An- geli {a) s affaccia , a guisa di scena tea- trale, la gran Piazza delV Isola , che fu cosi detta, perclie una volta divergendo un ramo del vicin Bacchiglione dalF al- veo paterno, per volgersi dietro la fossa dell antica Citta, e poco dopo rimetten- dosi in esso, tagliava, appunto in forma

(a) Da qui , pel Borgo di S. Lucìa , si può pas- sare al nuovo Cimitero , che resta alla distanza di circa 700 metri fuori della porta. Quest’ edifizio si sta ora costruendo sul disegno dell’ egregio Sig. Bar-- tolommeo Malacarne Architetto della Città, ed è di forma quadrata di 180 metri per lato. Tutto all’ in- torno verrà cinto internamente di portici aperti in 117 arcate per iscrizioni, monumenti, ecc. , e adorni di colonne Doi’iche senza Lase , addossate ai piedritti, e coi fusti composti di rustico. Nel lato dinanzi sorge dal mezzo un Tempio fonico in forma di Panteon, e sulle medietà secondarie un padiglione di tre archi con frontispizio dentro e fuori. Dal poco che vediamo eseguito possiamo giustamente argomen- tare , che in generale questa fabbrica riuscirà grande e maestosa. E' peraltro da dolersi, che la cupola del 1 empio non campeggi in _ aria liberamente per l’ im- pedimeato dei due posteriori importuni campanili.

ki:

STisoIa presso, che triangolare j, quella! por-- don di terreno.

Merita quivi una qualche attenzione il (piccolo Casino Balzafori posto alla mani- ca sotto il n.° 1455 (a), e tutti quindi ri- chiama gli sguardi de’ spettatori il grande

j Palazzo Chiericato

|ehe sorge sulP angolo del Corso al n.° i584«* iGontasi quest’ edifizìo, fra i principali di [Palladio f ma non venne però, tutto ese- [guito sotto la di lui direzione: quindi non- andò affatto immune da qualche sconcio. Una loggia,, divisa in tre corpi ergentesi sopra uno zoccolo di quasi due metri, com- prende il pianterreno, sotto cui son sep- ipellite le cucine, e gli accessori della casa..

Il corpo» medio* della loggia, risalendo* ^alìe ale, viene arricchito d’otto colonne f Doriche,, due delle quali sugli angoli , per regnar meglio la risalita, sorgon binate, e;

(a) Fu la restaurazione di questo Casino una delle - Imprese di minor conto dell’ ottimo nostro David i?o^5Ì Professore di Prospettiva nella R. Accademia di Venezia, in cui tuttora, benché quasi ottuageno?? rioj esercita valorosamente le sue istitozionio.

le ultime, rinforzando vieppiù quella par- te della fabbrica, vanno a compenetrarsi a canto d’altra colonna. Dietro questa sor- gono ancora due colonne, che tagliano la larghezza della loggia , segnando la divisio- ne dalle laterali, dello stesso Ordine com- poste di tre intercolonnj. Alla loggia prin- cipale si monta per grandiosa scalea, che ne abbraccia tutta la lunghezza, e da essa si passa per una porta, rettangola ne’ di- segni di Palladio, ma girata in arco nel- r esecuzione, ad una sala lunga circa quat- tro larghezze, e involtata a mezzo cerchio, dietro cui altra loggia di quattro colonne Doriche ingresso alle scale, che mon- tano nel piano superiore. Qui pure nel prospetto si mostrano logge consimili alle sottoposte, d’ Ordine Jonico, rimanendo chiusi mura gl’ intercolonnj delia prin- cipale, che si converte in una sala assai più grande di quella di sotto, perchè accresciu- ta di tutto lo spazio occupato dalla loggia terrena.

Le logge d’ambi gli Ordini sull’ala si- nistra, dirette dal Palladio, hanno il sof- fitto a lacunari, ed all’incontro le due opposte lo hanno a volto depresso, per introdotta innovazione, o manumissione,

di dii diresse poi la fabbrica > il quale de- turpò pur anche con que’ barbari ornati le quattro porte della sala superiore. Sul cornicione del secondo Ordine eievansi del- le statue e dei bruttissimi vasi, che non si veggono nei disegni di Palladio.

Il diametro delle colonne inferiori è di metri o,8,q. , V altezza di sette diametri e mezzo , e quelle dell’ intavolato d’ un quar- to della colonna. L’Ordine secondo ha il piedistallo senza base alto metri i,o^6,8. e le colonne grosse 0,7, 2,7. , ed alte nove diametri, colla trabeazione alquanto mag- giore d’un quinto.

Poco oltre al descritto palazzo sulla con- trada del Corso al civico n.° 1007. sor- ge sulla destra la leggiadrissima fabbrichet- ta comunemente chiamata la

Casa del Palladio.

Secondo la volgare opinione si ritiene che appunto lo stesso Palladio ne fosse il padrone j ma il Bertotti dimostrò chiara- mente , che non venne da luì eretta per proprio uso, ma sebbene per la famiglia Cogolo, da cui il Palladio potrebbe in ap- presso averla ricevuta a pigione , per il

Soj

che forse prese ìt suo. nome», Lct pLceohssr— ma, area delia, pianta,, che solo si stende in. metri 24,9,2» per lungo ^ e in 8, 4,7,6» per largo, è divisa in due corpi di fabbrica,, restandovi interposta una corticella». Il cor- po davanti contiene nel pianterreno un portico pubblico, e T entrata ,. nel primo- piano una sala,, e una camera nobile, e: nell’ ultimo tre camerini L’^altro corpo riceve quattro piani ^ ciascuno, eoa una camera,, ed un camerino, ed ha comunica- zione col primo mediante una ringhiera.

Vezzoso veramente è il picciol prospet- to. Sorge prima un’^arcata eoa due colonne Joniche, e quinci e quindi una porta ret- tangola, con un riquadro sfondato al di so- pra, che non passa la linea dell’altezza del- l’arco. Sopra il cornicione muove ua Ordine Corintio di pilastrini striati, eoa due fi- nestre ia corrispondenza delle porte, infe- riori , alle quali venne posteriormente ag- giunto ua podio di balaustri.. Finalmente: ricorre ua Attico, con altre.- due finestre, finito da cornice modiglionataa La porta d’ingresso, e l’altra sopra la corte hanno- la stessa forma e proporzione dell’arcata esteriore^ ed era la seconda fiancheggiata come questa da due aperture rettangolejb

che furon poi convertite in arco, preten- dendosi di migliorar per tal guisa questa parte di fabbrica. Quivi dentro furono an- che aggiunte due nicchie, nell* una delle quali vedesi espressa FArchitettura, e nel- l’altra la statua di Palladio.

Proseguendo il viaggio del Corso alquan- to dopo il già veduto Palazzo Salvi tro- viamo la

Chiesa di S. Gaetano,

nel cui secondo Altare vedesi buon lavoro del Solimene figurante il Santo in estasi con Angeli sotto {a) ^ e più avanti nella prima contrada detta di Santo SteJ'ano presentasi al civico n.° qq5 una delle pià stupende e maravigliose invenzioni Palla- diane, per nostra somma sventura sola- mente nella minor parte eseguita. Essa è il

Palazzo Tiene,

Qual sorprendente spettacolo non avreb- be offerto quest’ edilizio se fosse interamen-

fa) Fu questa Chiesa, studio non felice del CO> Frigimelica Padovano, terminata nell’anno 1730.

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te compiuto secondo l’idea di Palladiol Immaginiamolo un poco. Ecco offrirsi a’ nostri sguardi quattro grandiosi prospetti attorno alia grand’arca iscritta fra le quat- tro strade circostanti , che allungasi per un lato a 65 metri, e per l’altro a 55. Ecco 1 s\d Corso la principale facciata levarsi con superbo avancorpo sul mezzo, aperto in- feriormente per uso di loggia con tre ar- cate di fronte, ed una per fianco, echiuso di sopra per formare in un collo spazio del sottoposto ingresso una grande e ma- gnifica Sala. Ecco il descritto avancorpo far pompa per tutta l’altezza del pianterre- no di grandi rustici compartimenti , e so- pra di quattro colonne Composite reg- genti un frontispizio con tre finestre fra grintercolonnj (a). Quinci e quindi ecco

(a) Il Milizia parlando di questo Palazzo non seppe trattenersi dal prorompere in una delle solite sue escla- mazioni, pel salto dal rustico, al Composito. Io non pretendo di confutare quell’ insigne scrittore, che ciò non è della mia pochezza ; ma dirò bensì , che nou sono altrimenti della sua opinione. Egli è certo , che le fabbriche Cittadinesche esigono quasi di assoluta necessita un grande imhasamento rustico , onde garan- tire le decorazioni Architettoniche da mille ingiurie * vl cui le vediamo tutto soggiacere, E siccome negli

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due ale parimenti con tre finestre inter- poste a pilastri del suddetto Ordine, ed indi sugli angoli ancora una finestra fra quattro pilastri , restando inferiormente al- trettante porte rettangole per ingresso di botteghe con sopra delle aperture a mezzo cerchio, che prendono vagamente la sim- metria degli archi delia loggia. Ecco infine il piedistallo dell’ Ordine segnar l’altezza del podio balaustrato delle ricchissime fine- stre adorne presso gli stipiti di mezze co- lonne Joniche sopra base Toscana , con tra- beazione fastigiata, e co’ fusti intrecciati di bugne.

Osserviamo quindi li due eguali prospet- ti di fianco , e di dietro nulla forse infe- riori al descritto. Li primi ricevono nel corpo di mezzo un portone arcuato d’in-

edìfizj di Citta non 4 si facile , come in campagna , il levarli dal suolo tanto che basti all’oggetto indi- cato pei' disporvi immediatamente l’Ordine; così il riferito imbasamento viene a pigliare naturalmente tutto il pianterreno , più v’ è luogo che per un Ordine. Ora dunque se il rustico è indispensabile, e se d. altronde non fosse lecito il salto a qualunque degli Ordini più delicati , converrebbe bandirli tutti , e ritenere nelle infinite fabbriche di questo genere il solo Dorico. Decidano della controversia i dotti Architetti.

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gresso interposto ad otto finestre, e di sopra nove di queste fra dieci pilastri dello stesso Ordine Composito, rimanendo tutte adorne come quelle del primo prospetto. Quindi sorgono agli angoli due padiglioni di poco salienti con finestra a basso, ed altra sopra fra quattro pilastri, continuan- do ancora nelf angolo, che volge colla facciata principale , altra porzione di fab- brica con fregio di quattro pilastri, e d’una finestra per ciascun piano.

Finalmente troviamo il quarto prospet- to , benché confinato sopra iin^ oscura stra- da quasi eguale ai due secondi : non man- cando che il Portone d^’ingresso, perchè inutile air interno compartimento.

Entrando poi nel Palazzo vedressimo il maggior degP ingressi più lungo che largo, adorno d’otto colonne di rustico Toscano, e i due minori inversamente più larghi che lunghi , ornarsi di quattro colonne con altre di mezzo rilievo corrispondenti in tutti i lati attorno alle mura. Si aprirebbe quindi il grande Cortile quasi perfettamen- te quadro di 27 metri, sotto ai cui por- tici bello fora il girare tutto d’intorno per logge rustiche inferiormente, e Composite di sopra con cinque arcate e due porte

YeltaTìgole alF estremità. Poi sopra al cor« iiìicioiie deirOrd-’ne si vedrefbbe un Attico =con -finestre oblange contenente im piano di stanzini., nel mentre P interno rimarreb- be distribuito in nobìiissimi appartamenti, in sale-, salotti, gallerie, scale principali, e segrete, e in tutte quelle altre comodità, che a quasi principesco Palazzo, ed a co- spicua famiglia si rendono necessarie.

La poca parte eseguita di questa fabbri- ca non si estende di fuori che al solo cor- po saliente nelTabgolo del prospetto po- steriore, e ad )iba sola finestra oltre alia metà d’una facciata per fianco, e nell’ in- terno non vedesi che un lato del Cortile, ‘€ porzione d’un altro lino a comprendervi r ingresso

A pochi passi di qui si trova la

Chiesa di S. Steeako

che nulla offre di distinto nella sua arcliì- tetlara, ma invita però i nostri sguardi ad ammirarvi una preziosa opera del vec- chio Palma nella tavola delP Altare posto nella cappella che forma il braccio sinistro della crociera. Vi si figura Maria Yergino ^sedente àn magnifica sedia con a canto >Sam

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Vicenzo, e S. Lucia, e al basso un An* gelo che suona la cetra.

La contrada ben vicina de’ Porti è ricca di due opere Palladiane) la prima al ci- vico n.° 665 è il

Palazzo PopxTo Barbahan

La forma irregolare dell’area^ e P obbli- go di ritenere alcune vecchie mui'aglie im- pedirono aU’Arehitetto di dare un più sim- metrico compartimento alla pianta , in cui non s’incontra un sol luogo ad angoli retti» >Ya adorno il prospetto di due Ordini, in nove intercolonnj , de’ quali i due ultimi a manca, alquanto più larghi degli altri, appartengono a posterior aggiunta, percioc- ché il Portone d’ingresso non si trova nel mezzo, come nel disegno di Palladio. Il primo Ordine eh’ è Jonico sorretto da uno- zoccolo, s’innalza per nove diametri, ed ha la trabeazione di un quinto delia colon- na, il cui diametro non passa metri o,7,6,4« Anche le colonne dell’altro Ordine Corintio piantano sopra uno zoccolo introdotto av- vedutamente acciò la projet tura delia cor- nice inferiore non togliesse alla vista le basi dei riferito secondo Ordine, il che tantO’^

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pili (lovea nascere per ìa ristrettezza delia strada. Qui pur le colonne portano il so- praornato d’un quinto della loro altezza^ eh’ è di nove diametri e mezzo, ognuno de’ quali si eguaglia a metri 0,6,2, 5. La cornice a modiglioni di maniera Coraposila, e l’Attico che nobilmente hnisee il ricco edilìzio, s’eleva per un terzo dell’Ordine a cui è vicino.

Fra i primi intercoìonnj s’aprono delle finestre, il cui sopracciglio vien sostenuto dall’ imposta del Portone d’ingresso, che ricorre lungo il prospetto, profilandosi al vivo degli stipiti^ quindi all’intorno veg- gonsi compartimenti di bugne, e di so- pra riquadri, che non trovandosi ne’ di- segni di Palladio , ed essendo caricati di goffi ornamenti, non sono da supporsi di- retti dal nostro Maestro. Nel secondo Or- dine ricorrono altre finestre con balaustri, cornicioni, frontispizj, statue giacenti , ed altri fregi all’intorno; e benché ne’ libri dell’Autore si veggano restremate al di so- pra , in: opera sono rettangole : volendo certo coir indicata modificazione il Palla- dio avvertire, che quella forma in onta a qualche antico esempio, e all’autorità Yitruviana, non è più bella, pit\,

irdbust^ deir altra, ^ome falsamente a mi© •credere opinarono alcuni.

Portandosi air ingresso lo troviamo divìso jp tre Spazj da quattro colonne isolate con 4ltre di mezzo rilievo rispondenti lungo le mura. L' Ordine è Jonico con capitello a quattro facce, che ottenne il nome di Sca- mozziano per aver ìo^camczzi prima d’o- gid altro descritto il metodo per la sua costruzione. Sul capitello muove una im*- posta, che regge le volte semicircolari del- r entrata, ed è alta circa un tredicesimo della colonna, la quale è tenuta di pro- porzione un po’ più bassa delle solite, onde meglio mostrar resìstere al carico im- postole. Il suo diametro è di metri o,6,4,5« Dall’entrata si passa al Cortile adorno da una sola parte di loggia Jonica inferior- mente, e Corintia di sopra. JNlon fu possibile aprirne un’ altra di faccia, come esigevano ìe regole di simmetria, avendosi dovuto dispor queila parte fabbrica per altre comodità. Sotto questa loggia risponde nel pianterreno F ingresso alla scala principale^ e seguon più o'tre le scuderie, le quali in forza de’ loro accessorj danno motivo a quelle irregolarità, che malvolentieri osser- ?viamo nelle aperture. Quivi le colonnie

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primo Ordine mantengono nove diametri e un sesto d’altezza, e quelle del secon- do nove e mezzo, avendo entrambe il cor- nicione d’un quinto. Il diametro poi delle prime è di metri 0,7, 7, 2. , e delle secon- de di o, 6,5,5.

La seconda delle riferite fabbriclie di Pal- ladio , che adornano questa contrada , cioè il

Palazzo Porto

si mostra più avanti, ed annessa ed altro ;antico edilìzio sotto il cìvico n.° 667. Un bellissimo atrio con volta di tutto sesto retta sopra cornice architravata da quattro colonne Doriche isolate senza base , con altre di mezzo rilievo in corrispondenza intorno alle mura, apre nel pianterreno un magnifico ingresso a questo Palazzo. Quin- ci e quindi si entra in due grandi came- re, e di fronte in un andito comune ad altre stanze, a stanzini, ed alle scale. Da questo, oltre a cui non venne progredita r invenzione Palladiana, doveasi passare a un gran Cortile quadrato di metri 16, 5, 2, 4* con magnifiche logge Composite tutto in- torno , e con ampia e bella scala (a) , e

^a) Se questa scala fosse eseguita, imporrebbe essa

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quindi sarebbe sorto altro corpo simile al- ì’ora descritto, e con eguale prospetto re- spiacente r altra strada, dettai degli Stalli.

Il prospetto già finito , e da pochi an- ni restaurato offre un imbasamento di bu- gne piane, che prende tutto il pianterre- no, restandovi aperto il portone d’ingresso con tre finestre per parte. Sorge poi un Ordine Jonico senza piedistallo con tra- beazione leggiadramente semplice, la qual più venusta sarebbe ancora se non venisse risaltata per ogni colonna: e fra gl’inter- colonnj s’affacciano altre finestre, non sen- za i soliti ornamenti di balaustri, di cor- nicioni, e di frontispizj. Corona infine la fabbrica un Attico saliente sopra le co- lonne, e con dadi per ogni risalita, poggian- ti sull’intavolato dell’Ordine, ognun de’ quali dovria senza dubbio portar delle sta- tue, poiché quattro di queste si veggono anche presentemente.

Intanto dal ponte di Pusterla (a) che

sola un perpetuo sìIen7Ìo ai detrattori di Palladio , ai quali sembra che 1’ autore non siasi molto distinto in questa principal parte degli edifìzj.

(a) La Chiesa , che si vede poco lontana sulla de- stra, è VAracaeli di D, Guarino Guarini Modenese; Architettura Borromines^a !

Si

non molto lungi s’involta sopra il Bacchi- glione, ergesi pomposamente sotto il nu- mero 8i4 il

Palazzo Folco detto FrAnceschini

opera del più volte lodato Vicentino Ber-- lotti. Semplicissimo il grande prospetto non viene adornato che da due ordini di bu- gne. Il primo tutto rustico abbraccia il pianterreno con de’ mezzanini , apren^do sul mezzo r entrata con tre finestre pet* par- te j il secondo di bugne piane prende gli appartamenti nobili, ed altri ammezzati di sopra, ricorrendo non mai interrotto il basamento, e il cimaccio del podio balau- strato delle finestre, e tutto il lor corni- cione, che sopra esse gira in frontispizio sorretto da mensole alcun poco pesanti. Fi- nisce superiormente un grande intavolato modiglionare, e sull’ angolo destro un’ala alquanto saliente con una finestra per cia- scun piano mancando tult’ ora l’altra ala nell’angolo a sinistra.

L’ entrata rimansi aperta posteriormente in tre intercolonnj Dorici , ed offre a de- stra una maestosa porta nobilmente deco- rata, die ingresso alla scala, e fronteg-

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giata da una nicclùa con istatua avente la stessa decorazione.

Direttamente in faccia di questo Palaz- zo al n.° 687. richiama la nostra osserva- zione il

Casino Trissino

ristaurato , come esprime P iscrizione del fregio, dal co. Gaetano di quella famiglia nel Pan no 1807.

Non dubbj documenti trovati presso la nobile famiglia Schio, a cui una volta ap- parteneva Pora detto Casino, ci assicurano essere desso non ultima tra le opere Pal- ladiane, avvertendo tuttavia, che alcune discordanze dell’ interno men conformi alle pratiche dell’ insigne Maestro, e più di tut- to i Gotici ornamenti d alcune porte dino- tano che già preesisteva la fabbrica, e che il Palladio non altro vi mise di proprio che il solo prospetto. Questo si adorna in- feriormente di rustico con portone piutto- sto grave, e di sopra si veste d’ un’ or- dinanza Corintia in tre intercolonnj con leggiadro sopraornato, aito un quinto della colonna, la qual misura di nove diame- tri e mezzo d’altezza, e di metri o,5,p,5 di diametro. Le tre finestre portan rin-

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ghiere* di balaustri',, e cornicioni: con fron- tispizi tutti triangolari.

Contrastavasi singolarmente una volta a questa fabbrica T onore di Palladiana per una invero, singolare licenza esistente allor nel prospetto, originata da alcune finestre aperte sopra quelle del piano nobile, le quali tagliavano informemente quasi tutto, il cornicione delPOrdine.. Questa, bruttura che certo non può attribuirsi a qual si sia stato TAutor del disegno, spari, a lode di chi Pha ordinato,, neirultimo riattamento..

Di buon, grado, frattanto, lascieremo- da parte la prossima

Chiesa degli Scalzi-

con due Ordini CorintiotH e Composito, Puno;. dev’quali lanciasi per più d\ina metà sopra il coperto, non per altro io credo, che per simboleggiare* anche da lungi i fanta- stici voli del suo Architetto {a)y e più vo- lentieri piegererao invece per la vicina stra- da di S.. Maria Maddalena (b).. Passando.

(a) . Fu costui UD Fresciano, di cui si tace il nome su|>poneudolo abbastanza punito, colla generale disap- provazione della sua- opera..

(b) ’ Seguendo direttamente la strada sino alla P<3r- tcs, de iSo, Bariolommeo , di cui sulla destra giace la

qjaindi Ponte nuovo con tutta la breve via di Bor ghetto , poi girando a manca sino alia piazza de’ Carmini ^ indi per la curva strada sulla destra ^ prenderemo respiro nel- la vicina

Chiesa di S. Croce.

Quivi si ammira una preziosa ed eccel- lente opera Jacopo da Ponte , il di cui soggetto dinota la deposizione di Cristo dalla Croce, sostenuto da GiosefFo d’Ari- matea, colla B. Vergine, e le Marie. Veg- gonsi inoltre due Angeli d’alabastro di no- tabii grandezza, e quattro Virtù scolpite dal Marinali,

Chiesa annessa al civico Ospùale , si trova a poca distanza la villa di Cricoli , gloriosa per la casa cam- pestre, in cui il famoso Giangiorgio 2'rissmo solca radunare dei letterarj congressi. Che 1’ architettura deli' edifizio sia delio stesso Trlsslno , sembraci più probabile dell’ opinione d’ alcuni , che vogliono rife- rirla al Palladio.

Nella suddetta Chiesa è bella veramente , ad onta delie ingiurie dei tempo, ia tavola dell’Altar maggiore, opera dell’ insigne Bartolommeo Montagna. Siede Mar>a Vergine col Bambino in magnifico trono con angelettl a piedi e d'intorno, e vi assistono i SS. Bar- toiommeo , Agostino , e Sebas'iano, non mancandovi beli’ ornameato d’Archiiettura,

Da questa si passa prima all" altra non lontana

Chiesa di S. Rocco,

ove trovasi T Aitar maggiore ricco d^una bellissima tavola del nostro Bonconsigli colla data del i5o2. Questa pala rappre- senta la B. Vergine col Bambino in brac- cio, e quattro 5anti ali’ intorno^ e quindi si continua ad altro, che fu sacro edifizio, alla

Chiesa di S. Mapha Nova

or soppressa coll’unito Convento ridotto ad uso d’ Ospitai militare. Pretende alcuno che sia quest’opera Palladiana, manca chi l’attribuisca ad altro Autore. Noi pro- pendiamo per la seconda opinione, non già perchè sia stata intrapresa dopo la morte dei PaUadio, ma perchè non poco disso- na dall’aureo stile del gran Maestro, spiega ne profili quella leggiadria e purez- za di gusto, che caratterizza e distingue le di lui opere.

Il prospetto assume un Corintio di tre in« tercolonnj. Comprende il maggiore di mezzo un arcata di basso rilievo colia porta d’ in- gresso adorna di cornicione, di fastigio, e

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di mensole, ed i laterali si compongono dj colonne binate sorrette da un sol pledl- slallo, ma por si distanti da ammetter nel vano una nicchia arcuata Con riquadri so- pra l’imposta dell' arco y che ricorre con- vertita. Finisce il cornicione con frontispi- zio, nel cui timpano è iscritta una non beila finestra circolare.

Decresce alquanto di nove diametri lal- tezza delle colonne, si pareggia ad un quinto circa la trabeazione, supera di un quarto il piedistallo trovandosi nella ragione di 6 a 2 0, ed assume il diametro una lunghezza di metri o,p,T;,9.

È però ingegnoso il ripiego dell’ Archi- tetto nella disposizione degli ornamenti su- periori dell’Or di ne. Obbligato dall’ampiezza deir intercolonnio di mezzo a minorar in questo luogo la projettura della trabeazio- ne ^ e volendo sfuggire lo sconcio di leva- re il frontispizio sopra una cornice rien- trante, pensò di ritirare l’ architrave, il fregio e tutte le membra della cornice sino alla corona, e quindi condusse l’aggetto di questa sulla medesima linea di quella che è sopra le colonne. JNè fu meno saggio il divisamento, ch’ei prese di porre dei mo- diglioni nella porzion cornice ritirata^

acciò non divenisse eccedente Io sporto del- la corona^ e di aggiunger li modiglioni medesimi anche nelle cornici inclinate (a).

La pianta s' aggira sopra un rettangolo di due quadri di metri 11,4,8,1. e vieu compartita in un portico presso Tentrata, diviso in tre archi, con sopra il Coro, por^ tandosi su lutto il resto la nave della Chiesa.'

Ornato, sarei per dir di soverchio, è r interno. Quivi ricorre lo stesso Ordine del prospetto con cinque intercolonn] per lungo, e tre per largo, e col piedistallo privo della base ch’è nell’ esterno* di che non crediamo che trovisi esempio presso gli antichi. Sopra le colonne stendesi una ricca cornice architravata con dentelli e modiglioni, la qual ricorrendo nel soffitto da cjuesta a quella colonna, vi forma de’ grandi e ben disposti lacunari. Fra gl’in- tercolonnj girano arcate di mezzo rilievo: quelle <li mezzo comprendevano un’ Alta- re, e tutte hanno di sopra de’ riquadri con bassi rilievi, e più in alto de’ festoni intrecciati di figure.

(a) La storia di tali industrie, immaginate dagli utori in piu casi, sareLlie oltremodo interessauLe s protcua ai pregressi di beli’Arte.

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Ci cade ora a proposito avviarci alia non lontana Porta nova, presso cui tro- viamo per la prima volta un" opera dìCal^ derari nel

Palazzo Boniiv

al civico n.°525. Il prospetto ricco per la decorazione di due Ordini , Dorico e Joni- co, sarebbe vieppiù leggiadro senza quella tinta giallastra. Bellissime sono le finestre del secondo piano, per giuste proporzioni è per vaghi ornamenti. Nel pianterreno s’apre un portico pubblico, e poi un an- dito d’ingresso comune a due camere, più oltre prosegue la fabbrica , che con passaggio un po’ brusco ricorda più ad- dentro la spelonca di Caco, ove d'Èrcole un chiuse le vacche»

Betrocedendo intanto sino alla contrada Lodi, s’incontra di faccia la magnifica

Casa Vecchia

l’unica fra le opere d’ Autore non Vicenti- no, a cui ci sembra convenire un posto d’onore non ultimo nelle nostre fabbriche. L’Architetto ne fu Giorgio Massari Ve-

neto, che vi mise un buon Ordine Jonico, ed una scala assai artihciosa neir esterno, non però senza' lasciar desiderio di miglior simmetria nelle finestre , e di maggior ca- stigatezza nel loro compartimento, ed in tutta la decorazione (a).

Dalla via delle Beccarìele volge alla Piazza di S. Lorenzo x ed ecco il gran Tempio, ora soppresso, di detto Santo, mirabile per la mole più che ordinaria, e per la sua architettura, essendo nel genere Gotico il più prestante edifizio della Città. E nel coro veggono ancora, benché ri- dotti a miserabile stato, alcuni sepolcri delle famiglie da Porto, uno de’ quali or- natissimo si reputa invenzione del Palla- dio» Altro sepolcro trova nella facciata alla parte destra, in singoiar modo osser- vabile , perchè vi riposai! le ceneri del- P illustre nostro Ferrato Ferrati»

Poco più avanti si affaccia al n.^ 20. il

Palazzo Caldogno

che ad onta d’essere stato costrutto ai tcm-

(a)JN’ella sala di questa casa esistono quattro bel- lissimi dipinti di Luca Giordano , che rappresentano la Strage degli Innocenti, la Sentenza di Salomone, gli Usura] scacciali dal Templio, ed il I\atto delle Sabine.

no

M

pi di Paliadio, e di Scamozzl , cioè nel i57^. e che r interna sua distribuzione sia co- moda ed elegante, si annuncia per opera di tutt’ altri che dei due prefati Maestri. L’ineguaglianza di linee nelle aperture del pianterreno , la troppa altezza del rustico imbasamento in ragione dell’ Ordine Corin- tio superiore, le finestre sugli angoli fuor del mezzo degli intercolonnj, il cornicione delle prime finestre sulle ale mutilato dalla linea saliente del corpo di mezzo, qualche vuoto sottoposto a un pieno, delle licenze nell’Attico, ed infine la meschina decora- zione dell’Ordine, son tutti argomenti si- curi del nostro giudizio. Non intendiamo però d’escludere interamente questa fab- brica dal numero delle buone , potendo in molte parti essere stata adulterata dall’ar- bitrio degli esecutori.

Una delle più stupende invenzioni, e,' dirò meglio, il capo d’opera di Ouon Caldei- rari ^ attrae a se tosto, e colpisce lo sguar- do sulla strada di faccia detta di riale, ed è il

Palazzo Cordelliiva, ora Bissaro,

che annuncia sotto il n.° 549* Quale sfortuna, che non ne sia stata eseguita che

rji

|S^pena la terza partei Poteva quest’ edi- iftzio esser degno della Romana magnilicen- !za, e confondersi coi pià cospicui Palladia- ni di questo genere. Lo descriveremo colla ! maggior brevità possibile sopra i disegni dello stesso Autore.

Apresi sull’ ingresso un grand’atrio con sedici colonne Doriche, che ne reggono sulla cornice architravata le volte, non mancando d’intorno ornamenti di nicchie, e porte con decorazioni non inferiori alla ricchezza che regna generalmente. Dall’a- trio si passa in un vestibolo, ed in quattro camere, con camerini di servigio, e scale per accesso al piano di sopra. Segue quin- di magnilicentissiino un grande cortile con superbe logge in due Ordini , che girano tutto intorno. Avvi nell’Ordine primo ven- lotto colonne Doriche, e altrettante ioni- che nel secondo sormontato da leggiadra ringhiera di balaustri. E nicchie e statue adornano le mura frammezzo agl’ intercoion- D] del descritto cortile , da un lato del quale sono disposte due scale con più d’una stanza* Cresce la magnificenza nel secondo corpo della fabbrica veramente principesco. Un grand’atrio ,a crociera, sorprendente pel

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aiuinerg di tante eoìonne, per fa vaghez- za delle volte, per la nobiltà delle Spro- porzioni, mette accesso a regia scala, a sette stànze tutte libere, ad altro atrio, ed a camerini. Fra questo corpo e F ulti- mo che chiude la fabbrica, resta una gran corte quadrata con superba scuderia, ri- messe, ed altri accessorj, in aggiunta a parecchie scale, che menano al piano di sopra convertito in appartamenti. Non man- ca finalmente di dietro un’ opportuna cor- ticella per servigio della scuderia. Di tutta questa fabbrica non esiste che il primo cor- po di qua del grande cortile.

La facciata riceve ornamento da due Ordini, il primo Dorico, l’altro Jonico, da un Attico, che la corona, e da ricche finestre a foggia di tabernaculn, che deco- rano il piano nobile.

È osservabile il partito preso dal Calde- rari per mantenere in questa facciata le medieta secondarie, coll’ aver ristretti gli iiìtirni intercolonnj , e diversamente eonfi- gurate le finestre e l’arehitettura, serbando nulla ostante la giusta corrispondenza colle partì principali.

Foco lungi da questo Palazzo, la piccola

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stra<3a di S* Jacopo {a) ci rimette sulla bella contrada del Corso, e ci presenta suir angolo di quella de' Giudei ed al civi~ co n.° 225 1 la miglior fabbrica Scamoz- ziana , ed una delle più compiute che esi» sta nella Città. Questa é il

Palazzo Trissino’

a cui diede principio nell’ anno e compimento, quanto al prospetto, e al cortile, dopo 70 anni da Marco -Antonio , e Lodovico delia suddetta nobilissima Fami- glia. Colla direzìon del Calderari venne poi ultimamente ridotto allo stato presente.

Si pralunga di sotto un arioso portico;^ con intercolonnj d’^ Ordine Jonico,^ rima- nendo più ampio quello di mezzo, e quin- di più stretti di tutti li due a canto fini- ti da colonne binate, acciò che il primo si prestasse meglio al passaggio de’ cocchi , e gli altri reggessero più solidamente il so-

fà) QuItÌ può vedersi la Chiesa di questo San irò tutta rivestita di pitture , per la maggior parte de no- stri Maganza , con parecchie del PasquMotto , e ai« cune del Carpioni, delMaJfei e d’altri. ® Ricino alla porta minore trova&i il sepelcro d’Orazio Marinai -

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Trasta lite edilizio. Quindi seguono tre egiia® H intercolonnj per parte con due colon- ne, pure appajate sugli angoli, delle quali Festreraa, secondo l’idea dello Scamozzi, doveva esser quadrata. Pompeggia al di sopra una decorazione di pilastri Gorintj con piedistallo, in mezzo de’ cjuali avvi ìe finestre dei piano nobile con trabeazione e frontispizio triangolare, passando la pri- ma tutto lungo le mura a regger in luogo d’imposta l’arco della finestra di mezzo; poscia più in alto, a giusto livello della descritta arcuata finestra^ s’aprono altre fi- nestre quadre per uso de’ mezzanini. Le trabeazioni hanno belle cornici modigliona- rj , e quella deli’ ultimo Ordine seconda con risalite il ridevo de’ pilastri.

Nel primo Ordine l’altezza delle colonne é di nove diametri giustissimi, e di dieci e mezzo nel secondo, il cornicione in ambi i casi d’un quinto, il piedistallo d’un set- timo circa, e il diametro prima di me- tri o,6,8,2.j» e poi di 0,6, 2,5. ; proporzioni quasi del tutto conformi alle dottrine del- P Autore, esclusa quella del piedistallo, che qui vien necessariamente diretta dal podio /ielle finestre. Anche le divisioni principali degli intayolati corrispondono alle regole

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Scampzziane> ritenendo cinque parli Tar- ciii trave, quattro il fregio, e sei la cornice.

disadorno è il secondo prospetto, che guarda sulla contrada de' Giudei. Il primo piano si compone di bugne gentili, e nel secondo le finestre hanno le medesime de- corazioni di quelle della facciata principale.

L’interno offre tutte le comodità neces- sarie a grande famiglia, e vi si d^tende nel mezzo un Cortile bellissimo con quat- tro logge ornate d’ Ordine Dorico, la cui cornice volta per ogni colonna in gran- di modiglioni colla ricorrenza continuata della cimasa superiore serve ad un tempo di sostegno e di piano ad una ringhiera di ferro, che gira tutto intorno al detto Cor- tile, e somministra facile comunicazione agli appartamenti superiori.

Da questo luogo ci richiama un po’ avan- ti a buon dritto superba la contrada di Pozzo rosso giacente sulla destra, e nel

Palazzo Valmarana

sotto il n.° 640; presentaci uno de’ capi d’opera di Palladio eseguito, come avven- ne di tanti altri, per un sol terzo del suo progetto. Spiccò singolarmente in questa

fabbrica l’ingegno dell’ Autore nella diffiool- d’ ac9omoclare m buona forma il com- partiménto icnografico suH’area di quel luo- go, la quale verso la pubblica strada si avanza da un lato per circa tre metri più che dair altro, si poteva in alcun modo correggere per trovarsi attorniata da altri corpi di case, sicché volendo ritirarla nel iato più lungo , ne sarebbe esternamen- te accaduta una sconcia e spiacevole ri- salita nella fabbrica conterminante. Vi di- stribuì pertanto Findustre Architetto un andito d’ingresso, e quinci e quindi due stanze, e poi de’ camerini, facendo con tali divisioni quasi sparire la divergenza del- l’angolo di circa nove gradi dal retto. Dal- l’andito si passa ad una loggia con a canto due camere tutte rettangole, terminando quivi la parte fabbricata. Dovea quindi se- guire un cortile quadrato con due scale ( le quali pure esistono ) , e due altre ca- mere nei lati, e di faccia altra loggia simile alla prima con attorno sei stanze, ed altro andito nel mezzo. dietro finalmente do- veva disporsi un giardino lungo il doppio che largo, in testa del quale si sarebber trovate le scuderie con luogo accessorio dinanzi.

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Maestoso grandemente è il prospetto, e vi ammira sempre più la feconda im- maginazione del sommo Maestro. La sua decorazione si esprime con due Ordini di pilastri. Grande gigantescamente Tuno e Composito, prende i due piani delia fab- brica, levandosi da un semirustico piedi- stallo: l’altro minore, e di stile Corintio, nasce pur esso dal piedistallo medesimo, e spartendosi in mezzi pilastrini, che sortono a canto de’ grandi, finisce negli angoli con un intero pilastro, e porta un cornicione che ricorre convertito, e segna il confine del pianterreno. Dal maggior cornicione s’estolle un Attico con finestre, il di cui ornamento forma un artifizioso concerto coir ultima sovrapposta cornice. Non meno è lodevolissima la ritenuta corrispondenza di linee, quantunque le due ale annuncino nell’ interno una divisione di cinque piani, e tre solamente ne comprenda il corpo di mezzo. Potrebbero sol dispiacere le due fi- nestrine che ta^gliano un pezzo della mag- gior trabeazione.

La loggia interna rimane aperta sopra il cortile con sette intercolonnj donici, spor- gendo nel fregio dell’intavolato per ogni colonna dei grandi modiglioni, sopra cui

ricorre tutta la cornice. Servono questi a portare una ringhiera, che avrebbe ricorso per tutto il cortile.

L’ Ordine Jonico ha le colonne d’ otto diametri e un terzo, il Corintio porta i suoi pilastri a nove e un quarto, ed il Composito a dieci e un quarto : le trabea- zioni sono in tutti gli Ordini di un quin- to. L'Attico, e il piedistallo prendono un quarto dell’ Ordine maggiore, e dei diame- tri equivale il primo a metri 0,8,2, 5. il se- condo a 0,4,8, 9, e l’ultimo a 0,9, 8,5.

Nel ripigliare la via del Corso troviamo ancora due fabbriche del Calderari situa- te alla parte sinistra. La prima sotto il n.° 24o5., è il

Casino Capra ora Bonollo

che fu l’ultima invenzione di quell’ Archi- tetto. Sopra il pianterreno rappresentato da un rustico gentile sorge un Ordine Composito di cjuattro pilastri con eleganti finestre, e quindi un Attico, servendo il primo ad ornamento dei piano nobile, ed il secondo ai camerini. L’altezza deU’Ordi- ne corrisponde a sette ottavi del pian ter-

reno, e T Attico a due ìindeciml di tutto il prospetto {a).

L’altra fabbrica, piantata poco più avan- ti sulla stessa linea, al n.° 2407, è nobilissimo

Palazzo Loschi

di cui non fu eseguita che la parte di- nanzi. La facciata 'SÌ mostra con un corpo saliente sul mezzo , corredato da due aie che lo fiancheggiano. Si parte in tre pìaoi. 11 primo é bugnato con ingresso ad arco .* il secondo Corintio senza piedistallo con tre intercolonnj si nel ripetuto corpo sa- liente, che nelle ale, distinguendosi in quel- lo con un binato negli angoli* il terzo pia- no è compreso dall’ Attico in cui sono

(a) Nel passar da questo Casino al Palazzo Loscid che Siam per descrivere, abLiamo sul lato destro del la strada, e al civico n.°' ^ k. , ii

Casino Tiene

in cui gioverà all’ osservatore architetto por attenzione al felice ripiego preso dall’Autore di questa fabbri- ca per distinguere il punto medio della faociat^i , do- ve dal muro interiore era impedito d’aprire una fine- stra. Quivi si vedevano una volta anche delle molto rare pitture di Gio: Battista del Moro , ora cassie per la maggior parte.

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iscritte delle finestre quadrate. Nel piano nobile le finestre sono riccamente ornate di balaustri, di trabeazione, di mensole, e di frontispizio or triangolare, ora curvo.

Magnìfico è T atrio d’ingresso, e il suc- cedente tabiino, che conduce ad una log- gia dove finisce la fabbrica, mancando la nobile decorazione, che tutto intorno avreb- be cinto il cortile. Otto colonne Doriche spiccate, senza le mezze che vi corrispon- dono intorno al muro, con cornice archi- travata adornano l’atrio, e ne sorreggono le beile volte: seguono quattro eguali colon- ne sporgenti per metà dalla parete del ta- biino, e nicchie, e statue e corrispondenti decorazioni nelle porte d’ingresso nobilitano gli appartamenti composti di due grandi stanze, di tre minori, e d’un camerino, e vi si ha accesso egualmente per una sca- la i^rincipale, e per una segreta (^z). Segue tosto il

Palazzo Braghetta

sotto il n.° 2408, invenzione del nostro jBei'totli. La necessità di fare due ingressi

(a) In faccia a questo Palazzo esiste la Chiesa det- ta de' Filippini, archite^ura ueil’ iaterno delMassari,

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per dar adito anche ad un edilizio che gia- ce posteriormente, suggerì all’ Architetto l’industrioso partito d’aprirli sugli angoli del prospetto, e di distinguere il corpo medio con una risalita -di sei pilastri donici striati, finiti dal loro sopraornato, e con tre ricche finestre nei tre maggiori intercolonnj.

A capo del Corso ci richiama V aspetto

or ora compita. L’ esterno poi verrà adorno col prò* spetto ridotto, già immaginato dal Calderari per quella degli Scalzi , ed avra un colonnato Corintio tetrastilo con piedistallo, per tutta la larghezza della nave, con fastigio sopra, e nicchie e festoni fra gl’ intercolonnj ; ed ai fianchi sorgerà un minor Ordine a pilastri reg- genti un mezzo frontispizio , a somiglianza delle Chie- se del Palladio in Venezia.

Il pensiero è degno veramente del Calderari ; ma forse il corpo di mezzo non serberà in questo luogo, quanto ai principali rapporti , quella convenienza di proporzione , che si ammira in singoiar maniera nel- le opere tutte di quel Maestro , dovendosi a motivo della nave interna alzar quella parte di fabbrica al- cun poco sopra il vertice del frontispizio con una se- conda cornice. Anziché seguire l’ostinato partito d’ ac- comodarvi il disegno Calderariano , 1’ estensore di que- ste memorie aveva proposto un solo grand’ Ordine Corintio di quattro colonne senza piedistallo , che ab- bracciava tutto il prospetto coronato da un frontispizio. Cosi la facciata diveniva d’ un quadro perfetto , e le colonne si elevavano gigantesche a quindici metri so- pra uno e mezzo di diametro.

6

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del grande edidzio, che si eleva maestosis- simo al n.° 5. È questo il

Palazzo Tiene ,

il quale contasi frai primi della Città, co- sì per la vantaggiosa posizione del trìpli- ce suo prospetto, come per la simmetria delle decorazioni, e de’ magnìfici comparti- menti.

Incerta generalmente la sentenza dei dot- ti nello stabilire T autore di questa fabbri- ca, non sarebbe la nostra che temeraria, se volessimo dichiararci a favore dell’ una o deU’aitra delle discordi, e forse inconcluden- ti opinioni. Affermeremo bensì con fran- chezza, che fu lo Scaraozzi direttore di qiiest’opera, facendosene un vanto egli stes^ so nel libro III. della sua Architettura Universale {a).

Due Ordini con sette intercolonnj ador- nano il prospetto davanti. Sorge il primo

(a) Non è eia tacere , che alcuni pretendono esser autori di questa fabbrica li Nobili Fratelli 'M.arcanto^ ìlio, e Adriano di Tiene, versatissimi, oltreché jn più rami di coltura , nella scienza architettonica.

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Corìntio con base Attica da un plinto di varia altezza , per livellare il suolo della strada, ed ha un cornicione risalito sulle colonne sino al gocciolai o]o , il quale col resto della cornice gira continuato, for- mando il piano de pogginoli superiort. Voi- gesi in arco la porta d’ ingresso, e la sua imposta ricorre a portar il sopraccìglio del- le lìnestre , sopra cui de’ riquadri sfonda- ti prendono la linea dell’ ornamento arcua- to della porta. 1/ altro Ordine Composito senza piedistallo riceve negli intercolon- nj delle finestre restremate con pogginoli slanciati sulla cornice inferiore , e adorne di trabeazione , e frontispizj : l’intavolato è pur risalito sulle colonne , e porta un Attico con finestre oblunghe finito da cor- rispondente cornice.

Posteriormente mostransi due logge col- la medesima decorazione portata a nove intercolonnj isolati. E siccome quel di mez- zo doveva essere eccessivamente largo, e sproporzionato, onde prestarsi al passaggio delle carrozze, cosi l’avveduto Architetto, innestandovi un’arcata, provvide alla rea- le e all’ apparente solidità (a).

(ai Ecco un altro jngegnojo ripiego da imitarsi in cimili circostante.

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Le colonne in ambi i piani Spno alte die- ci diametri , ed eguali i lor cornicioni ad un quinto girano con leggiadrissimi pro- fili arricchiti nella cornice del secondo con modiglioni Corinlj. Il primo diametro ri- ceve metri 0,6,8, 2. , il secondo o,5,8,4* , e r Attico è circa un ottavo della facciata.

Nell’ interno si presenta inferiormente un ingresso involtato sopra pilastri Corin- tj, da cui si passa alla loggia posteriore, a tre stanze, ad un camerino, alla scala prin- cipale, e ad una segreta 5 di sopra man- tiensi lo stesso compartimento , cambian- dosi r ingresso in una sala.

Non mancheranno alcuni , che all’ imma- gine del grande esteriore non troveran ri- spondenti le poche comodità dell’interno occupato quasi per metà dal solo ingres- so, e dalla loggia. Ad altri più scrupolosi, sembrerà poco simmetrico il vaso dell’ in-, gresso, la cui altezza non giunge a pareg- giar la larghezza. E chi dirà esser troppo gracili i pilastri in ragione della gran vol- ta, che apparentemente sorreggono: e chi declamerà contro i poggi di soverchio spor- genti: e chi in fine contro la eccessiva re- stremazioiie delle finestre.

Al primo obbietto risponderemo, che da certe morse esistenti all’ estremità destra

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del prospetto si deve argomentare, che fos- se intenzione deli’ Architetto di proseguire da quella parte la fabbrica per introdurvi tutti i comodi opportuni a grande famiglia. Agli altri poi basti per tutta risposta quel celebre Oraziano :

uhi plura nitent

non ego paiicls offendar maculis.

Quasi di faccia al fianco di questo Pa- lazzo vedesi supposta, ma non sicura in- venzion Palladio , la Porta del Giardino Salvi con due pilastri Toscani, sostenen- ti una maschia trabeazione a grandi mu- toli sotto il gocciolatolo.

Quindi alla parte opposta in fondo al- la Piazza del Castello, che fu così det- to appunto dal Castello quivi eletto dagli Scaligeri , esiste parte di grandiosa fabbri- ca diretta dallo Scamozzi , e creduta pur essa opera di Palladio, ma da molti però non senza fondamento considerata d’altro Architetto. Questa è il

PiLAzzo Porto

al civico n.® 2564, conosciuto più facil-

mente coi nome di Cìi del diavolo, J sole colonne del prospetto, che otto do- j Veva portarne, un iato dell’ ingresso con j quattro colonne Corintie di mezzo rilievo, i due stanze, e piccola porzion del cortile j adorno aneli’ esso di cinque colonne Corin-i tie, e con di dietro una stanza , e scala a chiocciola, sono le poche parti eseguite di quest’ edilìzio, che dietro le tracce rinve- iiute dal diligente, nostro Bertoni dove- va essere molto esteso, e niente infeiioie ai principali della Cidtà.

L’Ordine esterno è Cbniposito con pie- distalli, che offrono il raro esempio di^ gi- rare col cimaccio convertito a formar l im- posta della porta d’ingresso, ed a sorreg- ^ gere il sopracciglio delle finestre, che ven- gono all’ un e all’ altro piedistallo interpo- ste. Nel piano nobile per comodo ed or-| namento delle finestre slanciansi fuor de’j pogginoli, e girano dei cornicioni con fron--f tispizio , cui sopra pendono dei festoniij dalle volute de’ capitelli. Il cornicione è'i risalito, e nel suo fregio s’inscrivono delle| finestre oblunghe per lume degli stanzini, j Dieci diametri troviamo formar raltez-j za delle colonne Composite, un quinto del-j le stesse quella del cornicione, due quinti!

i

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circa il piedistallo, il diametro giunge » metri i,o,5,5.

Avviandosi alla Porta del Castello , en- triamo prima pel vicino porton sulla de- stra segnato col n.° i , e adorno di statue del Marinali j passiamo il cortile , e pel portichetto a sinistra montiamo la vicina scala , da cui eccoci di faccia il giardino Salvi , e sulla destra la graziosa prospet- tiva della cosi detta.

Loggia Valmarana

. .

era appartenente alla suddetta famiglia Salvi.

Sembra , che il Toto dei dotti si debba nnire in un solo , per sanzionare la tra- dizione costante, che questa sia opera di Palladio , ravvisandosi in essa un non so che di grave, di regolare e simmetri- co, eh’ è proprio appunto dello stil Pal- ladiano.

Da cinque arcate sorge la loggia compo- sta di altrettanti intercolonnj Dorici con piedistallo, tre de’ quali son vagamente co- perti d’ un frontispizio, restando sull’archi- Irave degli estremi scolpito il nome di Leo- nardo "Valmarana erettor della fabbrica.

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Dalla loggia si entra in un andito comune a due stanze laterali, e fra le arcate di sotto scorre un placido rivo, che nelle chia-^ re, fresche e dolci acque otFre una spe- cie d'incanto, mostrandoci nella purezza de' suoi cristalli capovolto il prospetto della loggia.

Sortendo al fine dalla Porta del Castel- lo {a) , drizziamo il passo al vicino

Arco d’ Ingresso al Caevi^q Marzio

il quale, qualunque ne sia l'Autore, è cosa assai elegante e per lo stile, e per le pro- porzioni. Fra i tre intercolonnj s’apre nel mezzo un’arcata, e ne' laterali due porte rettangole, sopra le quali continuano delle finestre quadrate, che lian per altezza il raggio dell’arco. L’Ordine è Dorico con base Attica, e colfusto delle colonne com- partito di rustico. Ha l’altezza, compreso tutto il cornicione, di metri 7, 2,6, 8. L’At- tico, ch’é largo quanto l’intercolonnio di

(a) Quivi si eresse In questi giorni da mano non Vicentina un nuovo edificio pel ministero di Finanza. Ma perché non alzarvi , forse con eguale spesa , una fabbrica tale , che , pel vantaggio singolarmente del sito , annunciasse anche da lungi l’ingresso alla bella Citta di Palladio ?

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mezzo, s’innalza per circa la metà dell’Or- dine, e racchiude una iscrizione, da cui é dato di conoscere non meno l’ epoca in cui surse r edilizio, che il nome del suo fon- datore :

PETRUS. PJVLUS. BATTALIA. FRMF.

VICETIM. CAMPO. MARTIS. VETUSTISSIMO.

AD. URBIS. SPLENDOREM. ET. EJtIMII.

IN. CIVES. AMORIS. PERPETUUM. MONIMENTUM.

POS. ANNO. i6o9.

L’Attico si unisce al cornicioné deH’Ordi- ne con una guscia rivoltata, e suU’estreme colonne s’innalzano due piramidi quadrate. Oltre aU’Arco si trova immediatamente la semplice e bella fabbrica della

Cavallerizza.

Nel prospetto veggonsì nove arcate di sembianza Toscana, delle quali le due sugli angoli apronsi a degli ingressi, e le altre di mezzo rilievo comprendono delle finestre in arco. Sopra muove un Attico con ana- loga cornice, ed all’estremità sorgono due piccole ale.

S’apre quindi il

Campo Marzio.

A destra sulle più lontane colline tor- reggiano gli antichi Castelli di Monteccliio ,

e ben d appresso si erige la vetusta Torre, confine una volta fra la Marca, e la Lom- bardia (a). D’incontro i soprastanti coili dilettano col vario verde delle viti e de’ prati , rotto qua e dalla bruna tinta de’ pastorali abituri , e dal gajo aspetto di qualche Casino^ e veggiamo il Serico allegrarsi del suo Santuario, e qui insu- perbire il sottoposto Parnaso pel grande Palazzo Carcano, che sorge dall’estrema pen- dice venustissimo, e ben singolare pel grato contrasto de’ corpi salienti, e delle degra- danti altezze. Di faccia intanto s’imbocca l’ampio stradone tripartito in viali albo- rati, e scorgonsi intorno sentieri d’incerto cammino, e boschetti variamente dispersi con istudiato disordine, e strade per l’ar- ringo de’cocchj, e arena per esercitare i cavalli negli studj di Marte , ed orti , e giardini, e rozze case commiste e alterna- te a signorili palagi, sicché divagando l’oc- chio fra tanti oggetti deliziosissimi, già ci troviamo, senza quasi avvederci del percorso viaggio, al ponte di legno, che accavalca il quieto Retrone, e la via seguitiamo che

(a) Serve questa Torre ad uso di campanile nelfa vicina Chiesa de’ SS, Felice, e FoxtuBato.

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mena al ripetuto Santuario sul Monte Be- rko {a).

Ed eccoci tosto dinanzi al gran portica- to , che noi diciamo li

Portici di Monte,

il qual s’ innalza sino alla vetta del colle. Se nostro malgrado confessar ci conviene esserne alquanto infelice Tarchitettura , ope- ra già del Muttoni , ci sarà almeno per- messo di poterci gloriare pel giudizio con- corde de’ forestieri , che sieno cioè questi portici uno de’ principali ornamenti della nostra Città , pregio che cresce, ove piaccia por mente al comodo che procurano di salire al coperto per tanta strada , resa si dolce ed amena , tolta dalPagevol pendio di un marmoreo selciato l’asperità di un sentiero , che sarebbe oltremodo erto e scosceso.

Dividonsi questi portici in due grandi rampe unite da un angolo divergente circa

(a) Il Palazzo, che abbiamo alla sinistra verso la metà dello stradone, è opera del Calderari, e ne faremo la descrizione nel ripigliare il cammino della Città, dove se ne ammira il prospetto finito.

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venti gradi dal retto; la prima compensi di sette rampe minori^ e la seconda di nove. Ciascuna da luogo a dieci arcate, a capo delle quali è un ripiano, che divide runa dair altra le dette rampe. Girano gli archi secondando il declivio sovra imposte barocche e projettanti albeccesso, siccome gracili e disarmonici si levano i frapposti piedritti. Li ripiani schiudono una sola ar- cata, e si vestono al di fuori d’un Ordine Toscano a pilastri con frontispizio sul cor- nicione : neir interno poi vengono coper- ti da una volta emisferica, la qual si taglia in crociere sopra le rampe. Il numero com- plessivo degli archi arriva a i68. stenden- dosi per una lunghezza di circa 700 metri.

Giunti alla sommità del colle percorre rocchio un infinito orizzonte, e seguendo a destra la catena de’ colli Berici, poi con- tinuando dietro gli Euganei, vede torreg- giare da lungi le superbe moli dell’antica Padova; quindi a sinistra, pve non impe- discono i portici, spazia per le circostanti pianure seminate di palazzi, di castelli, di ville, ritrova confine che nell’alta bar- riera delle Rezie montagne; sotto poi, e ben d’ appresso rimira la bella collinetta di S. Sebastiano, che offre sul dorso prò-

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spettive di giardini, e di palazzi, ed alle faide il gran capo d'opera di Palladio ^ la fabbrica della Rotonda.

Il Tempio che noi distinguiamo col no- me di

Chiesa del Monte Berico

fu opera di Barella cominciata nel 1688. È giudizioso il compartimento della pianta , che unisce felicemente alla nuova l’antica piccola Chiesa goticamente costrutta sino dairanno 1428 in onore della Regina de’ Cieli , che apparve sul colle a una pia don- na per nome Vicenza, ordinando l’erezione del Tempio, e promettendo di liberar la Città travagliata da crudo contagio. Sopra altissimi piedistalli ricorre per tutte e tre le simili facciate un Ordine Corintio con At- tico sopra, e frontispizio curvilineo^ elevan- dosi sul mezzo una cupola sormontata da un lanternino.

Opere, più che d’ altra mano, del Ma- rinali, abbondano da per tutto bassirilievi in marmo, e sculture: alcune di queste son poste entro nicchie, altre si mostrano da piedistalli , e parecchie da cippi portati da Angeletti, i quali non altro che per

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virtù Angelica sorregger potrebbero quelle statue si grandi. Dei bassirilìevi , quello sopra la porta verso i portici rappresenta r apparizione di M. Vergine a Donna Vi- cenza j r altro che segue figura la stessa Donna Vicenza, che espone alli Deputati della Città T ordine avuto da M. Vergine; il terzo finalmente nella facciata posterio- re dimostra il corpo della Città unito al Clero in atto di porre la prima pietra del Tempio.

Le scale esteriori sono aggiunte moderne.

U interno della Chiesa è conformato a Croce Greca, sulla cui sezione sorge la cu- pola , e al finir delle braccia apronsi da tre lati le porte d'ingresso, e dall’ altro una grande arcata che riceve, come abbiam detto, l’antica Chiesa. Nel mezzo di que- sta ammirasi 1’ augusto Aitar della Vergi- ne ricco di marmi, gemme, e pre- ziosi metalli, ed alla destra altro Altare vieppiù superbo mostra una delle eccel- lenti e rarissime opere del nostro Bario- lommeo Montagna, Quivi si esprime la B. Vergine con Cristo morto in seno, S. Pie- tro alla destra, S. Giovanni Evangelista alla manca, e S. Maria Maddalena a piedi di Cristo, Sotto v' è scritto: Opus Bar*

tholamrnei Montagna. MCCCCC, V. Avvile. A questa medesima parte sul primo Alta- re della Chiesa nuova avvi un quadro di M. Francois Menageot , in cui si ravvi- sa facilmente la Scuoia Francese. Si vede Maria Vergine in piedi che tiene Gesù Bambino sedente su d’ un piedistallo , a piè del quale giace prostrato un idolo in- franto. Dietro al Bambino sta S. Giuseppe, e dinanzi alla B. V. appajon tre Angeli in figura d’ uomini. Il campo è sparso di pian- te Egizie.

Il gran quadro nel mezzo della Chiesa fronte alla porta maggiore fatto a mez- za-luna, è Giulio Carpioni. Eccone la composizione. M. Vergine col Bambino fu aria, ed Angeli : T Iride che va a colpire il ritratto Francesco Grimani Rettore ; in terra la Giustizia, la Carità, la Religione, la Pace, T Abbondanza, la Prudenza con appresso il Leone che tiene un libro, e dall altra parte la Speranza che introduce alcuni mercanti con molti poveri , e don- ne, e fanciulli.

Passando poi nel così detto Refettorio dell’annessQ Convento trovasi il famoso pre- ziosissimo quadro di Paolo, miracolo del- l’arle, eh’ esprime Cristo in forma di Peb

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iegrino sedente a mensa con S. -Gregorio Papa, con molti personaggi, e serventi, non mancandovi grandiosa decorazione d’ar- chitettura. Il quadro è lungo metri 8, 7, 8,6., e largo 4, 7, 9, 5.

Un altro quadro è sopra la porta, e vi sta scritto : Benedictus Montagna pinsit fidi primo luglio i528. Ella è questa una delle rare opere del nostro Pittore, e pre- senta la visita de’ Re Magi con molte figure.

Disceso in seguito tutto il portico supe- riore prendiamo la strada di fronte, det- ta delle Scalette , e poi volgendo per la prima sulla destra , trascorso il S. Seba- stiano, villa deliziosissima della famiglia Yalmarana, olFresi da piccola eminenza la teste riferita celebratissima fabbrica delia

Rotonda

appartenente alla cospicua Casa de’ Conti Capra, e cosi detta dalla sala circolare an- nunziata dalla cupola che sorte dal tetto. Vano sarebbe l’encomiare a questo luogo l’Autore di si stupendo edifizio, ricono- sciuto e riverito da tutti pel Principe del- la moderna architettura. Basterà accennare ch’ebbe parte nel compimento di questa

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bell’opera, non so con quanto vantaggio della medesima, il però decantato Yincen- LO Scarno zzi.

Ciascuna delle sue quattro fronti ha un prospetto uniforme levandosi sopra emi- nente scalinata altrettante logge d’ Ordine Ionico aperte faccia in cinque interco- lonnj , e per fianco in un arco , e finite da bel cornicione raodiglionato , a cui non manca frontispizio e statue dell’ Albanese sui loro acroterj. Sul resto delia fabbrica, che forma ala alle logge , ricorre il mede- simo intavolato colla cornice ridotta, e offre per ogni piano una finestra decora- ta in quello nobile di tutti li suoi orna- menti.

L’altezza delle colonne è di nove dia- metri, il cornicione d’ un quinto , il dia- metro di metri 0,7, 1,2.

Cammina la pianta in un quadro per- fetto di metri 23,4?9;6. per lato, oppo- nendosi cogli angoli ai quattro venti prin- cipali. Quivi le logge, che risalgono fuori del quadro, pongono in quattro anditi, due maggiori e due più ristretti. A canto de’ primi trovansi due grandi stanze , e dei secondi due camerini, serbando e que- sti e quelle una lunghezza d’ un quadro e

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mezzo. Gli anditi più grandi hanno un

quadro e un quarto, i minori due qua- dri circa, e le logge (.\ue e mezzo. Tutto intorno corre vagamente la fuga delle ajier-'i ture.

Dagli anditi si entra nella sala , die tiene un diametro metri 1 0,6.8. coni altezza di 17,5,5,5. sino a tutta T impo- sta del lanternino. La prima cornice girai a livello del piano de’ mezzanini , e la se- conda ne segna T altezza, servendo questai d’imposta alia cupola, e coronandosi l’al- tra d’una ringhiera di balaustri, a cuii mettono accesso quattro scalette a chioc- ciola opportunamente disposte negl’ inter- stizi, die risultano dal circolo della salai col quadro delle stanze. Le medesime sca- le sono comuni agli ammezzati, e discen- | dono nel pianterreno, dove sono disposti i| colia stessa superior divisione tutti i co-- modi per la famìglia.

Sia pur grande la prevenzione del fore-- stiei’e sul merito di questa fabbrica , che i essa sarà sempre minor del vero. Di fat-r ti il semplice e ben disposto compar- tirnento icnografico , la proporzion regola-- re delle grandezze, la venustà degli ornati, , Ig varietà delle forme, 1’ accoppiamento |

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giudizioso delle parti primarie colle acces- sorie, la eleganza dell’ esterno, il bel con- trasto-delie logge, de’ frontispizj e della cupola, il vantaggio del sito, Tamenità delle vedute, la magnificenza del tutto in- sieme, formano un complesso tal di bel- lezza , che può dirsi senza esagerazione esser questo edifizio nel suo genere unico ed insuperabile.

Ripreso il cammino per la maggior via sulla destra nel partire dalla Rotonda, in- contriamo la strada della riviera sul cosi detto luogo del Gallo ; movendo per questa a sinistra ci rendiamo alla Città.

Frattanto a sollievo del breve viaggio or r orecchio ricreasi al roco-soave mormo- rio del vicin Bacchiglione j e or V occhio si specchia ^ sulle lirapid’ acque, or gira per le soprastanti eminenze, ora spazia per le ridenti pianure, e quindi il piede soffer- masi alquanto sul luogo del Porto , ove ha principio la navigazione del fiume.

Giunti poco dopo alla Porta di Monte prima di recarsi in Città giriamo l’ occhio sulla manca: ed ecco il cosi detto

Anco DELLE Scalette,

perchè appunto apre l’ingresso alla gran scalinata, da cui per 200 scalini si monta

1 oo

al colle , e poi seguendo quella strada si perviene all’ iucroccìatura delie grandi ram- pe de’ portici.

Si riferisce senza difficoltà F erezione di questo Arco aU’aniio parlandone cliia-

ro l’iscrizione dell’Attico:

DEIPARA FIRGINI BERIC2E MONTJS JACOBUS BRAGADENO AMBROS. F. PRJEF. RELIGIONIS ET URBIS AMANTISS. D. i5q5.

Non sarebbe quindi impossibile che fosse l’opera, come pretendono alcuni, del no- stro Palladio , morto per altro già da quindici anni.

S’apre quest’ Arco fra quattro colonne Corintie con piedistallo, che ne formano l’ornamento ad ambe le facce, venendo poi coronato, come tutti gli antichi, dall’Attico di già descritto. Nella grossezza dell’arcata sono iscritte due nicchie con istatue del Marinali, e quelle sopra l’Attico sono della scuola degli Albanesi.

Il diametro delle colonne è di metri o,6,6,8. la loro altezza di dieci diametri, e quella del piedistallo, e dei cornicione quasi nulla minore nel primo ad un quarto, e nel secondo ad un quinto (a).

(a) Il cornicione scade appena di dieci centimetri dal quinto della colonna, e con ciò ^ dice ilBertotti,

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Ripresa finalmente la via della Città non sarà inopportuno fermarsi un poco nella Chiesa di S. Catterina, non solo per no- stro trattenimento , ma per ristorarci an- cora dalla stanchezza.

Il quadro dell’ Aitar maggiore è dipinto dal cav. Liberi, ed ha lo sposalizio della Santa con Gesù , e d’ intorno al soffitto gira un fregio di sedici quadri figuranti la vita della medesima Santa , tutti di buo- na mano moderna. Eccone i diversi sog- getti:

I. Sopra l’organo: S. Catterina in pri- gione , che converte alla Fede Cattolica riraperatrice, e Porfirio: Antonio Moli^ ìlari.

riesce un po troppo leggero , come ognuno che ah- bìa V occhio accostumato ad esaminar queste pro- porzioni , pub avvedersene facilmente. Noi per altro diremo che anche ad una vista armata di telescopio si renderebbe impossibile un tal riscontro , in rappor- to d’ una colonna alta piti di sei metri e nmzzo -, e crediam meglio di porre questa mancanza fra ^juelle , che il Milizia disse non esser difetti , quando s’ ab- biano ad incontrar col compasso. Con tal digressione non è nostro intendimento di porre in ischerzo 1’ av- vertenza dell’egregio Bertottl; ma solamente di sal- var noi stessi da qualche censura, nel caso ohe na- scesse ad alcuno la voglia di paragonare le nostre proporzioni con quelle esposte nelle opere del sud- detto Scrittore.

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2. La Santa in prigione battuta da ma- nigoldi: si crede del suddetto.

5. Disputa della Santa con un vecchio, ' alla presenza del tiranno: del suddetto.

4* La Santa sul palco col tiranno as- siso in trono: d’ignoto.

5. La medesima, che alla presenza del tiranno disputa fra i dottori : d'Antonio Fw- miani,

6. Un Angelo , che conforta la Santa : di Pietro Vecchia,

7. Soldati che conducono la Santa: del suddetto.

8. Decollazione della Santa : del cav. Ari-- ionio Celesti,

9. La Santa, che rigetta le ricchezze of- ferte dal tiranno: del suddetto.

10. Un banditore colla tromba: del sud- detto.

11. Un miracolo della Santa: d'Antonio Z anelli,

12. La Santa portata dagli Angeli sul monte Sinai: del suddetto.

IO. Martirio della Santa alla ruota: del Fumi ani,

i4* La Santa, che conforta L Imperatri- ce alla fede: d’ignoto.

i5. Cristo che comparisce alla Santa ; del Molinai' L

io5

i6. Una colomba, che reca il cibo alla Santa in prigione: del suddetto.

Le pitture nel parapetto dell’ organo rappresentano storie della Sacra Scrittura, e sono , unitamente alia tela con S. Cecilia , o^ere egregie di Gregorio Lazzarini. Nelle figWe, che adornano li tre Altari, lavorò lo scalpello del Cassetti , e nelle statue della facciata quello degli Albanesi, Ha inoltre questa 'Chiesa il pi’egio di custo- dire le ceneri del co, Bertolo benemerito istitutore della nostra pubblica Libreria.

Prendendo la strada di S, Silvestro (a) , che poco avanti trovasi a manca, e quasi tosto volgendo per quella a destra, detta del Porton del Lazzo dalla vicina porta di questo nome , e passata pur questa, j girando tosto a sinistra , ci fermeremo al- j quanto dopo la Piazza di S. Giuseppe sul cosi detto Ponte Furo,

Quivi ci troviamo dinanzi una delle prime opere di Palladio sol quadrilustre , se pur non è falsa l’ opinione di quelli, che ascrivono questa fabbrica al numero

(a) Iij questa contrada $1 trova la privata Galleria di quadri del Sig. Vicentini al n.® 1942,

io4

delle sue invenzioni. Essa , sotto il n.° 2268 , è il

Palazzo Trissino dal Vello d’ oro

discendente del famoso Gianglorglo, di cui mirasi il busto recentemente innalzato nel ripiano della scala , sulla forma di quello già eretto, fra i più illustri del mondo, nel Panteon di Roma a maggior gloria di lui, de’ suoi nipoti, e della patria.

Questo Palazzo gode il vantaggio , dopo quello de’ Chiericati sull’Isola, del miglior sito di tutti pel punto di prospettiva , ciocche concorre a renderlo più grato e piacente. Sopra il pianterreno aperto in cinque arcate sorrette da forti piedritti, elevasi il piano nobile con decorazione mol- to semplice, quantunque Corintia , espres- sa in pilastri binati sopra piedistallo con sopraornato, la di cui cornice per la mo- destia de’ profili potria convenir fors’ an- co ad un Jonico de’ meno ricchi.

Crescono un poco i pilastri in altezza ol- tre i nove diametri e mezzo, il cornicione è d’un quinto, e il diametro di metri o,5,6,5.

Al descritto Palazzo si aggiunsero in questi giorni due ale con quattro arcate per ciascheduna.

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Immediatamente unito alla destra vie- ne il

Teatro Eretenio

elevato con disegno dello Squarcina sopra i fondamenti d’un Palazzo già immagina- to dal Calderari (a), e poco lungi verso la manca sulla via delle mura di Palla- maglio esiste opera dello stesso Caldera- ri il

Palazzo Anti

al civico n.° 25o5. La facciata ergesì su d’uno zoccolo, che comprende delle fine- stre oblunghe, da cui hanno lume le cu- cine, e gli accessorj della casa. Segue una decorazione Jonica di quattro colonne, fra le' quali sapre rettangola la porta d’in- gresso, e due finestre d’ egual forma con sopra altre minori, ed una a mezzo cer- chio che accompagna il lume della porta. Termina l’ intavolato con bella cornice a modiglioni volta in frontispizio.

A canto del descritto corpo primario

fa) Nella Tlclna contrada di Carpcignon aW->Iatno al. n* 2260 la ricca collezione di quadri , e di storia ■atnrale de’Sigg. Balzi.

io6

muovono due ale, spartite in fascie bu- gnate con finestra che prende per cia- scun piano la linea delle prime. Anche quivi ricorre tutto il cornicione dell’ Ordi- ne, camminando una fascia in luogo dei modiglioni, e gira quindi un secondo fron- tispizio , che abbraccia tutta la facciata. In questo sono aperte delle finestre rotonde a piombo delle sottoposte.

La pianta comprende un andito, una sala, e due scale, e dietro doveanvi essere due camere* e una vaga loggia d’ Ordine Ionico, la qual dando accesso ad artifizio- se scale conducenti ne’ sottoposti giardi- ni, avrebbe formato il prospetto princi- pale verso il Campo Marzio. A questa parte la fabbrica vien fiancheggiata prima da arancerie, e quindi da luoghi rurali, ma pur leggiadramente decorati, nell’ un de’ quali sono distribuite le scuderie , e nell’altro alcuni luoghi ad uso delle genti addette alla coltivazione de’ giardini , e degli orti circostanti. Compito che fosse tutto quest’ edifizio sarebbe veramente sin- golare , presentandosi da una parte col grave aspetto cittadinesco, e dall’altra col- la ridente sembianza d’una ricca casa di campagna.

107

Da questa fabbrica sulla metà della lar- ga strada di fronte, e quindi sull’ estremi- tà che gira a sinistra, si veggono dietro quel ricinto di muro le

Due Porte del cqsI detto Brolo DEL Seminario.

Vogliono molti che siano opere del Pallai- dio y e in fatti pel loro genere sono molto belle. La decoi’azione, benché variamente espressa, é Dorica in entrambe con pila- stri tagliati alla rustica.

Sulla Piazza del Duomo, a cui mena la strada del Seminario , nel lato fron- te si presenta il

Casino Nuovo

ft quale per le sue comodità, e pel buon gusto delle interne decorazioni è uno dei più signorili. Potrà convincersi del fatto ognuno che lo frequenti, all’occasione in ispecie di pubbliche feste, nelle quali regna un concorso straordinario, ed una pompa lussureggiante.

Alla destra giace P

Oratorio detto del Duomo con buoni dipinti, generalmente dei Ma-

io8

ganza , ed uno distinto Andrea Vìcen- tino sopra la porta della Sacrestia, in cui vedesi Maria Vergine abbracciar G. G. nel Tempio con vago ornamento d’Architettu- ra. Tutte le statue sono della scuola del Vittoria , e stimatissime si hanno quelle deirAltare.

Quindi si scorge la parte più elevata del colli, il Berico coir augusto Tempio, ed opposto al Gasino il

Nuovo Palazzo Vescovile

eretto nelPanno 1819. da Architetto non Vicentino, di cui senza vanamente dilun- garci ci convien dire, che sunt bona mixta malis , eccettuata la decorazione delle fine- stre diretta da persona studiosa dell’ arte.

Niente di belio ofiVe il Gotico esterno della

Cattedrale,

e meno l’interno della nave, tranne l’am- piezza del vaso. I due Altari a fianco del- la porta maggiore non ispregevoli anche per l’architettura, mostrano due belle ope- re del Zelotti, Nell’ uno avvi la miraco- losa pesca di Cristo cogli Apostoli ,

con

109

ma donna sul lido che accenna ad un’ al- .ra il miracolo 5 nell’altro la convei sione li S. Paolo.

Nella quinta Cappella a destra le pitture 1 fresco sono di Bartolommeo Montagna ,

3 figurano S. Giuseppe , ed altrl^ Santi , ;he adorano Gesù Bambino, e ve il li- tratto di Pietro Proto istitutore del pio luogo, detto appunto dei Proti.

Egualmente a destra nella vicina Cappel- la trovasi un de’ migliori dipinti d’^/ej-- s andrò Ma ganza : Maria Vergine con Gesù Bambino, e a basso S. Giovanni Evange- lista, S. Paolo, e S. Gregorio.

Segue nella settima Cappella altro raro quadro di Benedetto Montagna, Il Padre Eterno tiene Cristo Crocifisso in mano , e v’è io Spirito Santo di sopra, la Beata Vergine, e S. Gio: Battista.

Del primo Montagna altro stimabilissi- mo lavoro si ammira nella Cappella quarta alla sinistra; Maria Vergine col Bambino sedente, ed alcune Sante. Sono ancor del Montagna le due Sante Catterina, e Mar- gherita dipinte a fresco lateralmente.

Il Coro, opera posteriore, che secondo il Bertotti, non so con qual fondamento, si attribuisce al celebre Giulio Romano^

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s’innalza con grandiosa scalinata sopra iil suolo della Chiesa, e v’ha chi arguisce,, che si volesse ricostruir anche questa sul- lo stesso modello, vedendo che l’altezzaì del Coro anzidetto supera di gran lunga: quella del coperto. La forma del ripetuto) Coro è multilatera regolare inscritta in mez-- zo cerchio , e lo coperchia una cupola coni lanternino. Alla mancanza delle decorazio-* ni architettoniche suppliscono quelle dell pennello con dieci gran quadri disposti suii lati delle mura: opere che non intendiamo) di riportare per classiche, e men di porlm| a livello delle or ora descritte, ma che’' meritano peraltro di annoverarsi fra le di- stinte. Cominciando alla destra ne diremo’ i soggetti, e gli autori.

1. S. Lodovico Re di Francia, che donai la Croce al nostro Vescovo B. Bartolom- meo da Breganze : di Gio: Carboncini,

2. S. Elena Imp. che ritrova la Croce: del cav. Celesti.

5. Il morto miracolosamente richiamato a vita da S. Elena, col porlo sopra la Cro- ce : di Carlo Loth,

4* Caduta di Messenzio a Ponte Molle nella battaglia contro Costantino: del Cit- tadella,

1 1 r

5. Apparizioné della Croce airimp. Co- stantino, col motto; In hoc signo vinces^. del suddetto.

Due quadri a canto dell’ Altare coll’An" nunciazione : del Zanclii*

6. Faraone sommerso nel mar rosso ; del suddetto.

7. Guasto dal tempo. Sembra Tobia che dorme : di Carlo Lotìu

8. Sagrifizio di Noè: del cav. Liberi, g. Il serpente di bronzo fatto Innalzare

da Mose: del Cittadella.

IO. Mose, che si fa sostenere le brac- cia, per continuar la preghiera nell' atto che Aronne combatte: di Francesco Ru- schi.

Usciti dal Tempio per la minor porla a sinistra troviamo per ultimo il

Palazzo Trento

opera di Scamozzi ^ il di cui prospetto si vede nel volgere della strada al civico

O »T

n. 2599.

Grandioso può dirsi quest’ edihzlo, beiì- che spoglio degli Ordini architettonici, e lo si ammira principalmente per la vaga finestra sopra l’ingresso, la qual si compo-

1 12

ne da un’ apertura larga ed arcuata nel centro, e da due piu ristrette e rettango- le a canto , con ornamento di pilastrini striati, di cornice, e di due figure in basso rilievo coricate sull’ archivolto di mezzo. Fu questa invenzione, veramente origina- le, introdotta dallo Scamozzi, e venne più volte imitata da Inigo Jones, il Palladio deir Inghilterra.

L’interno si ripartisce in tre piani: il primo adornasi di fuori con Dorica trabea- zione (n), slanciandosi i triglifi del fregio a guisa di modiglioni a sostenere, come di- ce a buon dritto l’Autore, con qualche gra^ zia ^ i poggiuoli delle finestre. Il piano di sopra ha decorazione Corintia, e l’ultimo finisce con Attico.

La parte di fabbrica dopo le due finestre

(a) Non altro che per nostra glwstificazìone contro qualche taccia d’ infedeltà , di cui ci venisse fatto col- pa nella descrizion delle opere Vicentine , ci convien qui. avvertire , che in un opuscolo testé puLhllcato sulla Corografia di Vicenza viene descritto questo edilìzio come avente nel pian terreno un Ordine rustico. Ba- sta peraltro leggere lo Scamozzi , e si troverà al lih. 5. Cap. 10. pag. 266, che dei piani il primo è Dorico con i suoi ornamenti sopra, che girano tutto intor* no la faccia , e al fianco destro.

n5

a manca dell'ingresso appartiene ad aggiun- ta posteriore.'

Conclusione.

Giunti finalmente al termine del nostro giro per la Città, ci cade ;in acconcio a questi ultimi passi di far avvertire al fo- restiere, che Vicenza al sommo vanto di tante sue opere Stupendissime , aggiunge quello altrettanto prezioso, di non aver avuto ricorso a mano straniera per farsene bella ^ e che anzi quanto contiene di men osservabile, o, diciamo pur liberamente, di tristo, fu mai sempre sgraziato frutto d’ingegni non patrii.

Evviva adunque, diremo col grande Mi- lizia, evviva Vicenza, che si sa contraddi- stinguere anche fra le più grandiose Città per l'eleganza dell'Architettura, la quale stabilita da Palladio yi è stata sempre ono- revolmente promossa; e se ha sofferto un secolo di torpore, è indi rilevata più vi- gorosa per fare un ornamento de' signori Vicentini, i quali si pregiano d'erudirsene, e d’ esercitarla con dignità.

8

1 14

Descrizione deleo Spettacolo

DETTO DElLy4 RUA

Non si sa determinare precisamente Tc” poca deir istituzione di questa festa , ma sembra molto probabile ch^ essa rimonti sino a quei giorni , in cui i nostri antena- ti si sottrassero alla soggezione dei Pado- vani. Di fatto dicono alcuni, che stanchi li Vicentini del loro insolente dominio, colta P occasione che in certo giorno doveano sor- tire dalla città col Carroccio , li assali- rono valorosamente e li sconfissero tut- ti , e tolta al Carroccio stesso una ruota tornarono vittoriosi colla fatta preda alla patria.

Altri pretendono, che volendo li Vicen- tini togliersi finalmente al giogo di Pado- va, due nostri cavalieri, Bissaro, e Verlato, alla lesta valoroso drappello marciarono verso quella città, ne sforzarono le guar- die, ed ucciso nel proprio palazzo quel ti- ranno , lo gìttarono dalle finestre. Al loro ritorno vennero accolti trionfalmente da vai'j corpi della città , fra cui distinguevasi in singoiar modo quello delP università de’ Notaj, che aveva per emblema una ruota, la quale in memoria del glorioso trionfo

ii5

si destinò a portarsi ogn’anno in giro per tutta la città nel giorno àeìCorpus DominL Questa gran macchina presenta una tor- re piramidale, alta più di 22. metri, e tutta composta di legname. Si forma par- ticolarmente di quattro parti. La prima è una costruzione parallelopipeda di grossi travi variamente concatenati , la quale ol- tre al formare una solidissima base alla macchina, serve a contener dentro le per- sone che la trascinano nel suo cammino. E qui sono anche de’ recipienti d’acqua che bagna continuamente la strada, onde im- pedire che r attrito de’ legnami colle pie- tre non generi incendio. Sopra questo im- basamento sorge una cella adorna d’ un Ordine Corintio, con gradinata, ringhiere di balaustri, e molte altre decorazioni, ove trovasi la Rua propriamenre detta, la qual gira di continuo sul proprio asse. Questa Rua comprende nella sua periferia otto cn- nette , che possiam paragonare a de’ poz- zetti rettangolari, equilibrate in modo sui loro perni, che ad onta dell’ incessante ri- voluzione della Rua stessa , restano sempre verticalmente disposte , recano alcun disturbo ai fanciulli, che in ciascuna d’es- se sono assestati.

1 16

Segue intanto sovra altro imbasamcnto^ variamente decorato una seconda cella , con ornamenti d’ architettura, in cui si trova una persona rappresentante la Giustizia co’ suoi emblemi ed accessorj. Finisce i’ ultima parte in foggia piramidale multiforme con decorazioni di vario genere , assiso nella sommità un garzone, che agita una ban- diera spiegata , ed é coperto da un vago ombrellino. Tutta la macchina è dipinta secondo le varie sue parti , ed abbonda per ogni dove di dorature.

Agli angoli poi della inferior cella ven- gono situati quattro uomini sopra dei zigi ( Ferri sporgenti dalla macchina in forma e due ne stanno similmente a fianco della superiore come a guardia del- la Giustizia , ed i primi impiegati a far girare la Rua e finalmente altri quattro siedono sopra cavalli nel piano della prima cella. Tutte queste persone sono vestite ali eroica, con lance e scudi, in cui una volta figuravansi le arme delle più cospi- cue famiglie della città, che contribuirono alla liberazione della patria.

Vien mossa la descritta macchina con una celerità ed agevolezza sorprendente per le principali contrade della città da un

* 1 ly

centìnajo circa uomini , senza quelli che con sei lunghi travicelli infissi nella se- conda cella , la tengono equilibrata si nelle oscillazioni che derivano dali^ elasticità de' legnami, come nei declivj ed ascese delle strade , ed è ammirabile la maestria de' condottieri nel superare le angustie d' alcu- ni luoghi. Questo viaggio , che può com- putarsi di circa mezzo miglio , occupa lo spazio di quasi due ore, delle quali alme- no due terzi si consumano nei riposi , nel- l’atto che diversi strumenti disposti nella prima cella accompagnano la marcia con suoni di trionfo per dar maggior brio e movimento alla vivacità dell’azione.

I viva, i concenti deU’aliegrezza , le voci alte e fiacche , e suon di man con elle , di cui il cittadino d’ogni classe al forestiero confuso fa eccheggìar le contrade ove passa , ti presentano un'immagine degli ebrifes tan- ti nelle orgie di Bacco.

articoli

Compresi neUe presenti Mamorie.

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iZtri! prodotti. Uomini il.

Descrizione delio Spettacolo della Ruà

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EDIFIZ J.

Ed altri luoghi descritti o nominati.

Arco del Campo Marzio delle Scalette . .

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S9

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Basilica ....

Bassorilievo di Canova

Biblioteca pubblica ' '

40

Campo Marzio . .

01

Q ^

Casa De-Monte . .

{^7 Zìi ì

37

«■* X titcuaio . *

Casa di ricovero ' *

49

Trissino

nella vìlìa di 'cricòli.

Vecchia ...

... 5,

40

&2

64

Casino Balzqfiori

DO

r.f,

Capra ora Bonòllo . .

nuovo . . * * '

47

78 107

79

Tiene ... *

Cavallerizza : ,

Chiesa delP Aracaeli

S. Barbara

iS". Bartolommeo

S. Caterina

Cattedrale

S. Corona

S. Croce

S. Domenico

de' Filippini

S. Gaetano

S. Jacopo

S. Lorenzo

S. Maria 'Nova

del Monte Berico ...

S. Pietro

S. Rocco

degli Scalzi .

S. Stefano

S. Valentino

Cimitero

Galleria Balzi.

Vicentini

Loggia Delegatizia

Valmarana

Monte di Pietà

Oratorio del Duomo

Palazzo Ami

Bonini.

Braghetta

Caldogno

' Carcano

Chiericato . ,

Della Comune

Cordellina ora Bissano

Franceschini ora Folco

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99 70

99 61

99 45

1 20

Palazzo Losc» . . . * pag. 7^

Porto 59

Porto Barbaran 55

Porto, detto del diavolo 85

Salvi 55 35

Tiene a porta del Castello 82

Tiene a S. Stefano ..... .... 55 5i

Trento m

Trlssino 99 73

Trlssino dal Vello d' aro 59104

Valmarana 9, 76

Vescovile 108

Piazza della Biada 18

delV Isola 99 1^6

de' Signori 18

Porta del giardino Salvi. ........... 99 85

del brolo del Seminario ’’

Portici del Monte Serico gi

Prospettive del Teatro Olimpico 4 2

Botonda 9S

Teatro Ere tenia 99 io5

Olimpico 38

Torre dell'Orologio 33

Villa di Sebastiano 919 gS

\

i

1 21

INDICE

DELLE TAVOLE CHE SERVONO ALLA GUinV

PER VICENZA.

*

*

avola I. Basilica, Prospetto e Pianta

descrit. . . . alla pag, iS.

II. Palazzo Prefettizio . . . 2'j.

III. Teatro Olimpico . . . 38.

IV. Pianta Teatro Olimpico, e

Palazzo Vescovile . . ,, Ivi

V. Palazzo Chiericato, e Pianta ,, 4'^.

VI. Casa Franceschini a S. Mar- co , ora Trissino . . ,, iti.

Casa del Palladio . . . 4p*

VII. Chiesa dell’ Aracocìi . . ,, fio.

di S. Gaetano . , Si-

Vili. Palazzo Thiene , a Porta

Castello 82.

Thiene a S. Stefano ,, 5i.

IX. Chiesa di S. Vicenzo nel

Monte di Pietà . . . ,, 3o.

di S. Stefano . . ,, 55.

X. Palazzo Porto Co; Orazio ,, 5q.

Porto, Piazza del Ca- stello 85.

4

> l 2.2

XI. Chiese, de’ Scal2Ì, c S. Ma-

ria delle Grazie . .

XII. Casa Thiene alli Filippini Palazzo Trissino sul Corso

Xlil. Loggia nel Giardino Valma-

5? 79' 53 -jS.

rana

Palazzo N. H. Valinarana

XIV. Cavallerizza

Arco all’ingresso del Campo

Marzio

XV. Chiesa di S. Mar ia Nova

della B. V. del Mon-

te Borico .....

XVI Spaccato Chiesa suddetta ' . Parte de’ Portici del Monte

Borico

XVII. Arco alle Scale del Monte

Berico

Chiesa della Misericordia XVIII. Rotonda e Spaccato . .

XIX. Pianta della Rotonda . .

Palazzo Porto Barbarano XX. Palazzo Trissino dal Velo

d’Oro

Casa Trissino in Cricoli ,

35 87^ 35 7^- 35 89.

55 95* 33 ivi

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